23 giugno 2009

OMAGGIO AL POETA SERGIO CORAZZINI



Sergio Corazzini, nato a Roma il 6 febbraio 1886 e qui morto, poco più che ventenne, il 17 giugno 1907. Corazzini esprime il suo smarrimento sentimentale in una tenue poesia elegiaca venata da un ironico compianto sulla propria condizione di “piccolo fanciullo che piange”. Pur nel breve spazio temporale della sua esistenza, la sua poesia venne subito collocata nel gusto della poesia crepuscolare, termine coniato dal critico letterario Giuseppe Antonio Borgese, che utilizzò la metafora del crepuscolo per indicare una situazione di malinconia unita ad una sofferta stanchezza. Il termine ”crepuscolare” cominciò così ad essere usato per delineare quei poeti che si trovavano concordi nelle scende tematiche d’una poesia sommessa e dal timbro melodico talora intenso e originale, che ebbero tuttavia il merito di opporsi all’estetismo dannunziano, aprendo le porte ad una nuova esperienza poetica negli anni del primo novecento letterario italiano.
Di Sergio Corazzini propongo la lirica “La finestra aperta sul mare


Il poeta immagina una finestra di una torre in mezzo al mare, circondata da nidi di rondini. La mancanza di luce della finestra si contrappone al chiarore dell’alba. Le sale della torre il poeta le descrive desolate, dove solo qualche gufo triste rompe la solitudine de posto. La pioggia del cielo sembra quasi un pianto in simbiosi al canto del mare che racconta lontani naufragi. Ma un giorno anche le rondini emigrarono abbandonando la finestra e i loro nidi caddero nel mare. Allora, scossa da un turbamento, la torre si incrina e lentamente s’inabissa nel mare, così come la giovane vita del poeta che si dona rassegnata alla marina misteriosa vastità.


La finestra aperta sul mare


Non rammento. Io la vidi

aperta sul mare,

come un occhio a guardare,

coronata di nidi.

Ma non so né dove, né quando,

mi apparve; tenebrosa

come il cuore di un usuraio,

canora come l'anima

di un fanciullo. Era

la finestra di una torre in mezzo al mare, desolata

terribile nel crepuscolo,

spaventosa nella notte,

triste cancellatura

nella chiarità dell'alba.

Le antichissime sale morivano

di noia: solamente l'eco delle gavotte,

ballate in tempi lontani

da piccole folli signore incipriate,

le confortava un poco.

Qualche gufo co' i tristi

occhi, dall'alto nido

scricchiolante incantava

l'ombra vergine di stelle.

E non c'era più nessuno

da tanti anni, nella torre,

come nel mio cuore.

Sotto la polvere ancora,

un odore appassito, indefinito,

esalavano le cose,

come se le ultime rose

dell'ultima lontana primavera

fossero tutte morte

in quella torre triste, in una sera triste.

E lacrimava per i soffitti

pallidi, il cielo, talvolta

sopra lo sfacelo delle cose.

Lacrimava dolcemente

quietamente per ore

e ore, come un piccolo fanciullo malato.

Dopo, per la finestra

veniva il sole, e il mare,

sotto, cantava.

Cantava l'azzurro amante,

cingendo la torre tristissima

di tenerezze improvvise,

e il canto del titano

aveva dolcezze, sconforti,

malinconie, tristezze

profonde, nostalgie

terribili... Ed egli le offriva i suoi morti,

tutte le navi infrante,

naufragate lontano.

Una sera per la malinconia

di un cielo che invano

chiamava da ore e ore

le stelle, volarono via

con il cuore

pieno di tremore

le ultime rondini e a poco

a poco nel mare

caddero i nidi: un giorno

non vi fu più nulla intorno

alla finestra. Allora

qualche cosa tremò

si spezzò

nella torre e, quasi

in un inginocchiarsi lento

di rassegnazione

davanti al grigio altare

dell'aurora,

la torre

si donò al mare.

1 commento:

  1. Sergio Corazzini lo scoprii dall'antologia dei miei primi anni al classico. E lo amai subito, per la sua sensibilità, per la sua purezza, per la sua breve vita. Allora ho capito che si può diventare importanti anche vivendo solo fino a vent'anni. La sua poesia ancora mi commuove. Sono contenta, Antonio, navigando qua e là sui siti poetici, d'esser approdata sul tuo. Mi hai ricordato un poeta della mia adolescenza. Grazie, Manuela.

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