5 giugno 2009

OMAGGIO AL POETA VINCENZO CARDARELLI


Vincenzo Cardarelli (il suo vero nome era Nazareno Caldarelli) nacque a Corneto Tarquinia, in provincia di Viterbo, nel 1887 e morì a Roma nel 1959. A Roma si trasferì giovanissimo, appena con la licenza elementare, esercitando all'inizio i più umili mestieri. Fu autodidatta non avendo mai proseguito gli studi. “Io nacqui forestiero in Maremma, di padre marchigiano, e crebbi come un esiliato, assaporando con commozione tristezze e indefinibili nostalgie. Non mi ricordo la mia famiglia, né la casa dove son nato, esposta a mare, nel punto più alto del paese.”

Di Vincenzo Cardarelli vi propongo questa poesia:

GABBIANI

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

Mi ritrovo spesso a contemplare il mare, osservo il volo dei gabbiani, sembra non sentano mai il bisogno di posarsi e non si sa dove abbiano il nido. Volano verso il cielo, poi si calano a picco tuffandosi contro le acque, ma appena le sfiorano ad afferrare un pesce per sopravvivere, e quindi risalire rapidi verso l’alto, innamorati della grande quiete marina. Nella simbolica immagine dei gabbiani è raffigurato il poeta con la sua perpetua inquietudine interiore, che tende anch’egli a volare verso l’alto in uno slancio di desiderio di quiete, pur consapevole che il suo destino è vivere come il baleno, che dà luce appena un attimo ed è travolto dalla burrasca. (Antonio Ragone)

1 commento:

  1. L'inquietudine e l'insoddisfazione che caratterizzano l'animo poetico sono ben tratteggiate in questa poesia di Cardarelli.
    La metafora dei gabbiani,i quali vanno a sfiorare l'acqua del mare alla ricerca del cibo per poi librarsi nell'aria,simboleggia il poeta,il quale cerca di avvicinarsi alla felicità senza mai raggiungerla,per poi spiccare il volo verso la propria meta,ossia :la poesia.
    Ebbene,tale similitudine ricorda,a mio modesto avviso,"La piccozza",che per Pascoli rappresenta l'ascensione verso le cime pure e silenziose
    della poesia.

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