10 maggio 2010

ANTONIO RAGONE: IL SENTIERO DEGLI DÈI DELLA COSTIERA D'AMALFI


LA LUCE ROSATA 
 DELL'AURORA


Il sentiero degli dèi.
Già il nome che richiama i suggestivi paesaggi mitologici dell'Olimpo descrive in sé il meraviglioso paesaggio naturale della costa di Amalfi.
Questo sentiero montano che s’abbandona a tratti alla marina vista del golfo di Salerno, un sublime squarcio che si dilata e si diffonde dalla mitica costa di Capo Palinuro fino all'isola di Capri.
A mezza costa, ai piedi della massa pietrosa di Sant’Angelo a Tre Pizzi, il sentiero collega Bomerano di Agerola con Positano, tra scalinate e stretti percorsi costieri, passaggi scoscesi scavati nella roccia. S’incontra un antro, s’attraversa e si prosegue incrociando un ripido sentiero, indi il tratto diviene più dolce e semplice fra vigneti d’uva e filari di pomodori.
Poi la strada ritorna tortuosa e selvaggia, tutto d’intorno è uno spuntar di selvatici fiori, la pungente ortica, il furente fichidindia e la muraiola parietaria, ove, su ruinosi muri spesso sostano al sole scorzosi gechi impauriti al passo. Tutto è profumo insistente di macchia mediterranea, alberi di castagni, carrubi, querce, eucalipti, chiazze di rosselli, ontani e lecci.
In alto, voli di corvi e l'inconfondibile ombra del falco pellegrino.
Infine, un tragitto caratterizzato da un percorso costiero fitto di saliscendi, pascoli di pecore e cavalli, s’attraversa poi il piccolo borgo romantico e  rurale di Nocelle, e millecinquecento scalini conducono alla sovrastante frazione di Montepertuso, è Positano.
S’elevano le carnose foglie dell’agave fino al suo grande fiore giallastro, si sente il rumore del mare e il suo odore di salsedine, pescherecci in lontananza e il volo ravvicinato dei gabbiani.
Ora, si può prendere il largo nell’ampio mare della vita con il timore e la speranza di oltrepassare la retta linea dell’orizzonte.



LA LUCE ROSATA DELL’AURORA


Contavo d’arrivarci al più presto,
prima che la luce rosata dell’aurora                                               
tingesse l’onde lievi,
volevo andar via, prendere il largo,
solo io e il gozzo color striato d’azzurro
mare e bianco d’insistente luna.
Avevo corso tutta la notte,
scendendo giù per l’irrequieta scogliera,
a tratti incontrando solo ombre inesistenti
che infiammavano ancor più la piaga
delle mie amiche le incertezze.
A tratti, come accade per quelle mie vie,
una stretta screpolata stradina
mi conduceva più veloce
verso la meta che anelavo,
timoroso tardi di raggiungerla.
Non c’erano gechi già sui muri screpolati
né serpi tra la scabra e fragrante erba salata,
io solo c’ero, e la mia corsa di fanciullo
invecchiato di sole di mare e di speranze.
Alfine giunsi sulla spiaggia calma
di sole e di rumore, i piedi nudi agitar
facevano la sottile rena. Ecco la mia vela.
E io solo, gli ormeggi sciolsi e presi il largo.


Antonio Ragone (Da “I Passi sul sentiero sconosciuto - verso marine sponde – Giovane Holden Edizioni 2010)

5 commenti:

  1. Nell'insegna della maturità dell'Anima, nella solitudine dell'uomo, innata dentro il sè più profondo, mi ritrovo in questi versi.
    Complimenti da Cettina

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  2. Grazie, Cettina.
    Sei molto cara e gentile.

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  3. Il "Sentiero degli dei" rappresenta il dramma della solitudine,fedele compagna della nostra vita,che noi cerchiamo di combattere in vari modi :o, nel caso del poeta Ragone,subendo il fascino del suo incantevole luogo natìo,da lui così ben descritto,oppure,in base alle esperienze di taluni, serbando perennemente nel proprio cuore,come in uno scrigno,il ricordo di una persona che abbiamo tanto amata.

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  4. Si cammina la fatica in bilico, tra un sussurro e un urlo, in attesa di bonaccia che sciolga l’urlo in rivoli e sospiri.
    La Bellezza della Cima, lo splendore dello sguardo che s’allarga a dismisura è miele di zagara per il cuore .

    Maria

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