8 agosto 2011

GIUSEPPE UNGARETTI, DI LUGLIO. PARAFRASI.


In questa lirica del 1931, Giuseppe Ungaretti descrive dell’estate non i colori splendenti e il rigoglìo della natura, ma rappresenta questa stagione simile a furia distruggitrice. Da notare nel primo verso tutta la forza dell’estate (lei) che rende tristi anche le foglie colorate, con la vampa del suo sole stritola le rocce (forre) tra le cui pareti scorre un corso d’acqua, quindi inaridisce i fiumi, sgretola gli scogli. L’estate è furia che si ostina, è “l’implacabile”, con la sua luce abbagliante dilata l’orizzonte, impedisce di vedere gli spazi nei loro giusti confini; l’eccesso di luce, con la sua enorme radiazione luminosa, impedisce di vedere chiaramente la meta e disorienta con i suoi occhi infuocati, che hanno tanta potenza da ridurre persino le rocce in polvere. L’estate, insomma, confonde le menti, e la sua luce è troppo forte che impedisce di vedere la realtà nella sua vera dimensione. L’estate rende la terra arida e nuda come uno scheletro.


DI LUGLIO


Quando su ci si butta lei,
Si fa d'un triste colore di rosa
Il bel fogliame.

Strugge forre, beve fiumi,

Macina scogli, splende,
È furia che s'ostina, è l'implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l'estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.

Giuseppe Ungaretti

Da (Sentimento del Tempo - La fine di Crono - 1931)

3 commenti:

  1. E procedeva intanto, insieme a quella operazione metrica e tecnica di ri conquistare alla poesia lirica italiana un suo nuovo linguaggio. Questa lirica ne è emblematico esempio.

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  2. L'estate inaridisce... è furia che s'ostina...

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  3. L'estate calda... Le foglie secche...

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