25 maggio 2013

ALFONSO GATTO, DALLA NOSTRA CASA SI VEDEVA IL MARE.



Dalla nostra casa si vedeva il mare, nel golfo 
delle montagne.
Il paese saliva con le sue scale verdi, tra gli
alberi rugginosi e incatenati, ad un gran
terrapieno a picco sulla valle. Lievito d’acque,
a sera, tra le canne ed il fogliame: odore d’erba,
aspro e rapido nel vento.
A petto largo si fiutava lo spazio come un
mare. Si capitava così nella notte: gli uomini
lenti appendevano i lumi alle case, ed il
paese rimaneva approdato ai banchi umidi.
Letto di ferro: nella stanza nuda, odore di
sorbe. Travi grosse al soffitto, dal balcone
aperto il vasto soffio della terra. Intirizzivo
nella mia carne, dormivo ridente ed intero.
 

Alfonso Gatto

24 maggio 2013

NEL TEMPO, UNA POESIA DI ROBERTO GRILLONE.





 Ho ricevuto questa bella poesia di Roberto Grillone che con vero piacere pubblico sul blog.






Nel tempo



Macchie di pelle

nel tempo
segnano
l’età
che  mi cresce
tra presente
e presente….
puntinano
cromie sparse
qua  e là
appena più scure
come tracciati di sole…..
e dentro
di me
memorie
e pensieri  
mi camminano addosso
tra petali d’aria
e luce

Copyright©2013 Roberto Grillone - inedita
Tutti i diritti riservati
all rights reserved

17 maggio 2013

SUI MONTI PRENESTINI, TRA PIOGGIA VENTO E NEBBIA.

(Monti Prenestini, ieri mattina 16 maggio 2013, tra pioggia vento e nebbia)    
Io penso che quando ogni uomo avrà un cuore coraggioso come un vero re, allora non avremo più bisogno di re, perché ognuno sarà re di se stesso. Essere re di se stessi è più difficile che l’esserlo d’un vasto reame, perché saper governare se stessi è per tutti il mestiere più difficile. Se fossimo tanto saggi da riuscirvi, il mondo si trasformerebbe in una società quasi perfetta.

14 maggio 2013

RIFLESSIONE SU UN BRANO DI “FIORI PARI FIORI DISPARI” DI LEONARDO SINISGALLI.

Apro un libro e mi ritrovo a leggere le prose poetiche di Leonardo Sinisgalli, grande poeta-ingegnere d’un piccolo paese della Basilicata, Montemurro, anch’egli come quei tanti che a me a piace definire “i poeti dell’esilio”, indotti a salire a settentrione, verso la costellazione dell’Orsa minore.

“È solo da qualche anno che ai primi venti autunnali io scrivo ai miei amici: ecco torna la mia primavera! Sotto il cielo limpido di queste notti faccio grandi propositi, ogni volta più allettanti. Mi capita di percorrere Roma dalla falde di Montemario fin sotto i bastioni del Quirinale, e mi par di tornare a casa dalla campagna, di pestare la creta dei viottoli, di risalire le coste di una tenera valle, attraversare il bosco di castagni, e scoprire davanti Orione, come un aratro immerso nella terra. Penso così di muovermi con le spalle al passato in direzione del cielo, verso il mio probabile destino. Chiare notti di autunno che il legnaiuolo scende per la china del colle, con la scure sulla spalla e la bisaccia colma di cortecce profumate. Io perdo, queste sere, il senso del mio viaggio, e potrei essere a Babilonia o a Gerico: sono un uomo che torna a casa fiducioso e pensa che ha davanti l’inverno intero per raccogliersi, per chiamare pochi amici intorno a una lucerna".

Leonardo Sinisgalli
(Da “Fiori pari Fiori dispari” Casa Editrice Mondadori - I edizione, 1945)


Ho sempre amato Sinisgalli, la sua pacata e profonda intelligenza meridionale. Ma anch’egli, come la vera e  autentica cultura, sembra essere sommerso nel silenzio. È come se stessimo percorrendo un deserto senza più riconoscere le nostre orme. Nulla più è dietro di noi. In mano abbiamo la bussola, ma non segna più il nord. Avendo disperso la capacità di orientamento, ora abbiamo paura. Cosa mi è successo? – mi chiedo. L’eroe greco e latino, quello antico e classico, lottava contro le forze della natura e del male. L’eroe moderno, il non eroe moderno, si è trovato a essere qualcosa che non ha scelto e che deve solo subire. Ma cosa mi è successo?

link correlato:
http://antonio-ragone.blogspot.it/2009/05/omaggio-al-poeta-leonardo-sinisgalli.html

10 maggio 2013

SOGNO, DI RAINER MARIA RILKE.

Il poeta Rainer Maria Rilke, di cui ho avuto già occasione e piacere di trattare in questo post del blog, vede con la fantasia – e l’immagine gli pare un sogno – il piccolo villaggio della sua infanzia sperduto fra la neve già alta che continua a discendere in lenti turbini, immergendolo così in un profondo silenzio. Soltanto un cantar di galli all’alba lo ravviva. Ma un dolce calore emana da una casetta bianca del villaggio, tutta parata a festa, e da una testolina bionda che, fra le tendine, spia, in attesa. Il poeta dischiude la porta, ne ascolta il noto cigolio che sembra quasi una timida invocazione d’aiuto, e gli giunge subito il buono e familiare profumo della casa, quel profumo lieve di lavanda sempre rimasto vivo nella sua memoria, che gli riporta il volto delle persone care di quel tempo lontano e il senso di una vita serena ormai definitivamente passata.

SOGNO
Io penso: e vedo (o sogno)
un piccolo villaggio, una gran pace:
dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio si smarrisce
in un fioccar di neve.
Entro il villaggio in abito da festa
una casetta bianca.

Furtiva accenna una testina bionda
tra le cortine mosse.
Schiudo la porta; e i cardini, stridendo,
chiedono fiochi aiuto.
Poi, nella stanza, un timido e sommesso
profumo di lavanda.


Rainer Maria Rilke
(Traduzione di Vincenzo Errante)

8 maggio 2013

AGNESE DI VENANZIO, QUANDO È MAGGIO.


Antonio carissimo, in questo maggio odoroso, la nostalgia della campagna si fa sentire insistente; le tante e belle serate e notti trascorse li a dormire e la sera tarda, nella stanza del riposo, con le finestre aperte, udire il canto degli usignoli, i  tanti versi strani degli animali notturni, suoni e rumori che solo il silenzio evidenzia; affacciarsi al davanzale, respirare il profumo d'erba umida e  vedere le lucciole salire su dalla valle .
Il grande dono di Dio per dirmi quanto mi ama!....

Un affettuoso e rispettoso abbraccio, 
Agnese .


Quando è maggio

Quando è maggio e cantan gli usignoli
a sera tarda, di vivo concerto
dormono i passeri dagli stanchi voli
s’allieta il cor, d’un avvenire incerto,
seppur senza la luna, bella è la notte,
un venticello viene a sussurrare
lumi di lucciole, salgono su a frotte
dalla valle buia ad illuminare.
Quieta è la casa dalle fioche luci
e tutt’intorno dorme la collina,
tu mio Signore al riposo mi conduci
e mi vegli di notte, fino ch'è mattina.


5 maggio 2013

AMLETO, PRINCIPE DI DANIMARCA.

Amleto, tragedia universalmente nota come uno degli esiti più alti dello straordinario talento di William Shakespeare. Il principe di Danimarca è tormentato dai più contrastanti sentimenti e paralizzato da mille esitazioni che gli impediscono di agire; così egli rappresenta, nella sua enigmatica ma assai eloquente inazione, da una parte tutta la crisi spirituale di un’epoca che sembra volgere al termine; dall’altra è il simbolo, con le sue intime e personalissime ragioni, dell’uomo eternamente in lotta con le antinomie delle emozioni umane e con la necessità di scegliere ogni giorno il proprio agire. Quando i pensieri s’affollano…

Non è ancora così? L’ arte è sempre attuale.

“ESSERE O NON ESSERE”

(DA “AMLETO” 1990, di Franco Zeffirelli, interprete Mel Gibson, doppiato da Giancarlo Giannini)
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