La pioggia iniziò a cadere cautamente dal primo pomeriggio, poi verso la prima sera divenne più intensa ed abbondante, assumendo nel corso ininterrotto della notte le caratteristiche di un uragano. I piccoli fiumi Bonea, Cavaiola e Reginna si gonfiarono e scatenarono furiosamente la loro rabbia. Era la notte tra il 25 e il 26 ottobre del 1954, il tragico alluvione colpì, oltre che la zona settentrionale di Salerno, la cittadina di Cava de’ Tirreni e alcuni paesi della costiera amalfitana, Vietri sul mare, Maiori, Minori, Tramonti. Quando la furia si placò non c’era che devastazione, alcune piccole frazioni sui monti andarono completamente distrutte, case, persone e animali trascinati in mare. I morti furono 318, 250 i feriti gravemente e 5.500 abitanti persero completamente la loro casa. Voglio ricordare la drammatica notte, ormai prossima al triste anniversario, con un breve brano tratto dal libro “Dolore per la mia terra” di un grande poeta di quella “nostra terra” dei padri e delle madri, Alfonso Gatto, e con una mia poesia scritta qualche anno fa.
"Una capra morta accanto a un bambino di pochi mesi compone l'immagine finale del viaggio nella mia povera terra. È stata trovata nelle ultime ore a Molina di Vietri. E l'artigiano che alle porte della piccola frazione quasi distrutta continua a fabbricare lumini di cera può essere il segno umile in cui tutti accettano di rivivere: piccole luci sulla terra e sul mare, quasi uomini che mi somigliano, luci di pesca e di tombe."
(Alfonso Gatto, da "Dolore per la mia terra")
NOTTE D’OTTOBRE ‘54
Eravamo sicuri che non ci fosse
più nessuno, alla baia , al di là del piccolo
promontorio, ove, da trafitti secoli, rassegnata,
s’adagia l’antica torre di salsedine,
incorporata alla scogliera d’inerpicanti
agavi e carrubi e fichidindia.
Il mare, alfine, s’era placato, così a vederlo
era un disteso pacato campo di macerie,
là traslate da un vento che nessuno aveva
percepito. E quanta pace, ora, infondeva
e sotteso turbamento!
Ad ogni remata, uno squarcio di baia emergeva,
uno ad uno, piccoli fotogrammi di ansia,
e infine, intera e muta, la Desolazione.
Approdammo, indi lo sbarco sulla battigia
ove, onda su onda, tremolava il mare
sui grossi gambali marroni come il mare.
Le barche che erano state là ricoverate, credendo
sicura la notte, erano frattaglie di palanche,
miste ad altre là sbattute da lontano,
vomitate da un mare sofferente e disturbato.
Il sole, incoerente, era al di là degli ammassi montuosi
dei nembi, che, ora minacciosi o calmi, si diradavano;
e degli uomini, pescatori che ambivano salvare
la propria sopravvivenza non sopravvissero.
Il mare s’era liberato dei suoi ripudi ed aveva
inghiottito, simile a vorace leviatan, quei pescatori
che eppure lo amavano con affascinante paura.
Insaziabile, il Mare, volle trattenersi, come
terrificante pegno, un fanciullo, che da allora
possiede prigioniero nei suoi profondi abissi misteriosi.
(Antonio Ragone, da "L'isola nascosta" Edizioni Akkuaria 2007; poi in "Riverberi vietresi" Edizioni Akkuaria 2012)
L’immagine si riferisce alla copertina che ”La Domenica del Corriere” dedicò al doloroso evento.
Deve essere stata drammatica quella notte del 1954 ;soltanto chi è sopravvissuto a quei momenti terribili può descrivere con dovizia di particolari e con commozione l'immagine del mare in tempesta che trascina con sé uomini e cose con una violenza inaudita,quello stesso bel mare tanto amato dai salernitani.
RispondiEliminaSia Alfonso Gatto che Antonio Ragone con i loro rispettivi versi espongono magistralmente quell'evento funesto,suscitando forti emozioni nei lettori.
Grazie per il commento (e per aver accostato il mio umile nome al grande poeta Alfonso Gatto).
RispondiEliminaSono stata fortunata ad averti conosciuto!
RispondiEliminaciao!
Quando
RispondiEliminail cielo straccia nubi nere
nuda la terra annega
della vita la speranza
tragedia della storia
delirio che si ripete
commosso il Poeta
accarezza umida la guancia
sulle labbra del dolore
posa la parola
Maria
Grazie Antonio
RispondiEliminaCiao Antonio sono una ragazza di 13 anni volevo solo sapere siccome ai vissuto l'alluvione qui a Salerno volevo sapere se ti trovi qui a Salerno di passare a trovare la scuola Giovanni xxiii Mercatello
RispondiEliminaGrazie
Alessandra
Ciao Alessandra,
Eliminanon sono a Salerno,
ma ci torno sempre volentieri.
E verrò volentieri alla tua scuola,
dovremo organizzarci e concordare una data,
si può fare.
Magari parlane a scuola con gli insegnanti
E vedremo come si può fare.
Fammi sapere.