Cristallo di rocca. È un bel film di Natale tratto da un bel libro di Adalbert Stifter. La storia è ambientata in una comunità di montagna, al confine fra Italia e Austria, dove da tempo antichissimo due paesi sono separati da una rovente rivalità. Due bambini, fratello e sorella, si smarriscono sulla montagna innevata. Grazie a questo avvenimento l'odio viene messo da parte e gli uomini di entrambi i villaggi si uniscono per le ricerche.
La notte di Natale, in alta montagna, due bambini, fratello e sorella, si smarriscono, perdono l'orientamento e attraversano un regno misterioso di neve, pietra e ghiaccio. La lunga notte trascorsa in una grotta è carica di insidie, di seduzioni e di mistero, (la grotta di Betlemme?) ma al tempo stesso è trepidante attesa del giorno nuovo, speranza di salvezza in una fuga dal pericolo e dall'ignoto. I bambini vengono trovati e salvati dal misterioso e suggestivo Martin, che qui rappresenta la figura cristiana di colui che salva perdendo la propria vita, quindi è lui, a mio avviso, il vero protagonista della storia. È bravissimo Franco Castellano ad impersonalo. Tratto dal libro di Stifter, racconta una storia sottile e complessa, carica di sensi che vanno oltre l'orizzonte salvifico del prodigioso finale e lasciano intravedere nell'esperienza dei fanciulli smarriti la realtà della condizione umana. Il fascino di "Cristallo di rocca" - originariamente intitolato "La notte santa" - sta proprio nella felice ambiguità tra rappresentazione realistica e rappresentazione simbolica, tra vicende e spazi verosimili e il tempo mitico della sua cornice solo apparentemente favolistica, narrata con un occhio particolare alla tradizione di un Natale Vero che, oggi, vivono solo coloro che riescono, in qualche modo, a sottrarsi al modernismo e al consumismo. Il candore della neve fa da naturale sfondo ad una storia di uomini e donne di tempi che purtroppo non ci sono più. Una storia suggestiva e, perché no, nostalgica, dona una sana atmosfera natalizia, lontanissima dalle festività paganizzate e consumistiche entro le quali oggi purtroppo ci ritroviamo a vivere, e, almeno per me, a non condividere, ma a soffrirle più che a sopportarle. Questo film, fino a poco tempo fa per me sconosciuto, mi ha ridato il profumo del vero Natale. Bellissimi i dialoghi, come: "Sui monti c'è Dio" - "Dio è sempre lo stesso" - "Sì, ma sono io a non essere sempre lo stesso." - Vera poesia.
(Antonio Ragone)
Adalbert Stifter (Oberplan, 23 ottobre 1805 – Linz, 28 gennaio 1868) è stato uno scrittore, pittore e pedagogo austriaco.
Questa notte ho letto questo brano, e mi ha molto emozionato. In quest'atmosfera dolce, natalizia, ho capito come le cose belle vengono messe in soffitta e quelle effimere, banali ed inutili, nonchè dannosi, siano di moda. Basti vedere quello che ci propina la nostra brutta teelvisione anche in queste sere speciali.
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