È una caratteristica della poesia del Novecento la voglia di volere andar via, divenire poeta dell’esilio e sentirsi comunque e ovunque sempre esiliato.
Questa tua poesia, Angioletta, ne è sublime certezza.
Questa tua poesia, Angioletta, ne è sublime certezza.
E voglio andare via
Ti vedo
ovunque io sia
ti sento
ovunque io sia
la tua aura m’accompagna
per le vie o per casa
con alito grave dell’assenza
e voglio andare via
da questa casa che
solo dolore m’ha arrecato
e voglio andare via
via lontano
per ricordarti
in un’aura nuova
per ricordarti con amore
diversamente da quel ch’è ora
la tua aura non sia così intrisa
ancora di sortilegio
30 luglio 2010
© Angioletta Faccini
Si, forse è proprio così! sovente provo sensazione d'esiio! e mi porta a voler andare chissà dove! lontano comunque da quel mondo che mi pare insensibile, da quei ricordi intrisi da un'aura, che solo noi vediamo e pecepiamo.......
RispondiEliminaGrazie Antonio per tutto.
Bella la tua immagine in primissimo piano!
Una bella poesia che riesce con la sua sensibilità e la sua vena poetica a trovare le parole giuste per descrivere il dolore e la lacerazione di un animo scalfito dalla sofferenza, e che spesso mi trovo a condividere anch’io. Mi sento sollevata nel leggere questi stessi mie pensieri che spesso mi turbano il cuore. Angioletta e Antonio, vi ringrazio.
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