Ceccardo Roccatagliata Ceccardi nacque a Genova il 6 gennaio 1871 e morì nella stessa città il 3 agosto 1919. È unanimemente considerato l’anticipatore, nonché il più tormentato rappresentante, di quella prestigiosa tradizione di poeti liguri che da Mario Novaro a Giovanni Boine, da Camillo Sbarbaro a Eugenio Montale, tanto per delimitarci ai maggiori, sapranno poi, con tanto vigore, far del ligure paesaggio, con solenni sconforti e negazioni, il nudo asprigno paese emblematico della nostra agitata anima contemporanea. Il poeta Ceccardi era un carattere inquieto e contrastante, diviso tra delicate considerazioni approfondite e attivismo sociale, e non era nato per l’opera d’ampio respiro, per la poesia epica e civile, cui con tanta ardore aspirava. La sua sorgente lirica più autentica va cercata nei momenti, per fortuna tutt’altro che rari, di distensione e meditazione in se stesso. Ed è proprio allora che trova intonazioni d’una musicalità personalissima, agra e dolce allo stesso tempo, che sembra accarezzata dall’onda marina e ne costituisce il fascino maggiore.
In questa poesia, tra le sue per me più belle, descrive in maniera lievemente allucinato, un paesaggio della sua terra, che oscilla tra le onde del mare nel quale si riflettono i monti, lassù, dove giace sepolta sua madre. In tale maestoso contesto, questa morte si rinnova per lei in nuova vita.
In questa poesia, tra le sue per me più belle, descrive in maniera lievemente allucinato, un paesaggio della sua terra, che oscilla tra le onde del mare nel quale si riflettono i monti, lassù, dove giace sepolta sua madre. In tale maestoso contesto, questa morte si rinnova per lei in nuova vita.
(Antonio Ragone)
IN UN CIMITERO DI MONTI
Tarda il sentiero in un silenzio d’erba
che ingialla di rammarico, e rinverde
non mietuta, tra un vel d’aridi gambi.
Una rosa selvatica, una stella
di iride azzurra, affacciansi talora
da quel deserto come un sogno…; un sogno
che intende con le pallide pupille
a un altro sogno, lungi, interminato.
Un suon di foglia, che sul gambo oscilla,
il vol silenzioso d’una magra
farfalla bianca, il canto d’uccello;
o il vento che tra gli alberi viaggia
il monte, con il sole, con le stelle
e con vele di nubi, variando
colloqui d’ombre e immagini di luce…
E in aria pende a l’infinito un’eco
di mar che rompa a un’invisibil riva,
o nella valle o dietro il monte.
Ed ora
è questa la tua vita, o madre mia.
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi
altro grande poeta riscoperto, ligure come me
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