I limoni è il testo poetico d’apertura degli Ossi di seppia, subito dopo l’introduzione Godi se il vento ch’entra nel pomario della sezione In limine. Il primo verso è una vera richiesta di ascolto che vuole determinare la distanza rispetto alla tradizione dannunziana, al poeta-vate e ai suoi atteggiamenti artefatti che suscitino una sorta di devozione negli ascoltatori; questo è identificabile appunto nei poeti laureati e nei loro pregiati bossi ligustri o acanti, dove si avverte tutta la loro forzosa convenzionalità. Il linguaggio di Montale invece è particolarmente attento alla quotidianità che egli percepisce soprattutto nel paesaggio ligure, riconfermando il ruolo fondamentale degli oggetti nella poetica montaliana mediante l’utilizzo del correlativo oggettivo. Egli ama le strade, gli erbosi fossi, le pozzanghere / mezzo seccate, le viuzze che seguono i ciglioni, i ciuffi delle canne, gli orti che s’aprono agli alberi dei limoni. Ed è meglio se il canto, le gazzarre, degli uccelli si perde nell’azzurro del cielo, perché così, assorti in un misterioso silenzio, si riesce a cogliere e a godere il fremito dei rami di limoni e la natura, i sensi del loro odore. In questo luogo, quasi per un piccolo prodigio, tace la guerra delle passioni umane deviate verso altri interessi che sottraggono all’ascolto della natura. Anche a noi poveri (contrapposto ai poeti laureati) è concessa una piccola parte di ricchezza interiore, che ritroviamo nel semplice, umile odore dei limoni. In questa atmosfera impalpabile e sospesa, in questo esteso silenzio, ben lontani e diversi dall’estetismo dannunziano, pare che le cose siano vicine a svelare, a tradire il mistero della loro essenza, il loro ultimo segreto. Ed è proprio in questo momento particolare ed incerto, che tutto appare mutato. Gli uomini stessi sembrano, più che esseri mortali, divinità disturbate, perché non più indifferenti, e di conseguenza non più sereni. È il turbamento dell’anima di fronte alla fragilità umana. Lo sguardo del poeta fruga d’intorno, ma è ancora solo un momento d’illusione, ancora procede la ricerca del varco de La casa dei doganieri che porti a scoprire lo sbaglio di natura, l’anello che non tiene perché l’uomo finalmente pervenga ad una qualche verità liberatrice. Il conforto è al di là di un malchiuso portone dove s’intravedono i gialli dei limoni, a cui il poeta s’affida come serena raffigurazione momentanea capace di distoglierlo dal male di vivere. Questa parziale visione fa sciogliere per un attimo il gelo nel cuore e fa scrosciare in petto le trombe d'oro della solarità.
I LIMONI
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla;
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
Eugenio Montale
(da Ossi di seppia)
Poeta è colui che attraversa i sentieri sconnessi della vita si muove con umiltà, senza enfasi ed orpelli, senza parole di maniera e ricercatezze lessicali.
RispondiEliminaLì nella semplicità dell’albero di limoni si scorge la genialità dell’Artista: il suo dire semplice esalta la sublime bellezza delle parole ed Egli cerca il varco forse nascosto dietro le apparenze effimere.
Maria
La poesia !...un sentimento che nasce dall'anima, il cuore apporta l'emozione ,la scrittura come esternazione , divulgazione , per alcuni é un problema ... ed allora si resta poeti dentro .
RispondiEliminaGrazie Antonio della preziosità dei tuoi scritti .
Agnese.
in questo pomario mi "scrosciano in petto le trombe d'oro della solarità"
RispondiEliminaAntonio caro,giunge fino a me il profumo dei limoni, di montaliana memoria;non posso fare a meno di ricordare questa meravigliosa lirica,anche perché sul retro di una cartolina che tu mi consegnasti tanti anni fa in occasione di un Natale,cartolina riproducente dei magnifici limoni,tu scrivesti di tuo pugno alcuni versi di questa poesia.
RispondiElimina