Lino Curci nacque a Napoli nel 1912 e morì a Roma nel 1975. È stato giornalista, scrittore e poeta. Fa parte dei poeti dimenticati del novecento, anzi, nel suo caso, non tanto da rivalutare ma da scoprire, poiché non ci si è mai avvicinati con attenzione alla sua attività di poeta.
A mio avviso, ritengo che Lino Curci sia stato un poeta sociale, avendo scritto del dolore della gente più umile, opponendosi alla spersonalizzazione dei rapporti umani, affinché non venisse mai meno il rispetto della dignità della persona.
“Gli operai della terra”, la sua opera ritenuta la più importante, è una decisa testimonianza di una possibile integrazione fra le due culture, l’umanistica e la scientifica.
Un autentico incontro tra poesia e scienza.
Le sue opere di poesia:
Canti del Sud (1942)
Mi rifarò vivente (1951
L'esule e il regno (1955)
Un fuoco nella notte (1959)
Gli operai della terra (1967)
Con tutto l'uomo (1973)
IL SOGNO
Mi dici che ho sognato,
e non ricordo. Forse
ho sognato la terra
intorno a me come un’isola scura
nel velo d’argento del crepuscolo.
E forse in questo lembo
caldo di lei, raccolto
in questo senso d’uomo,
per tutti i fili che da me si svolgono
ho sognato gli antichi legamenti
della matrice. Non ricordo. E tu,
nella quiete notturna,
vigilando sul mio vivo sonno,
confermi di aver visto
nella lancetta dell’indicatore
uno sbalzo improvviso dei miei battiti:
il valore di un sogno… Tu restavi
nella scia del mio corpo, ed io sentivo
una vasta premura
addormentato fra lontani soli.
Era un altro mistero
In comune con te, resterà l’unico
sconosciuto per sempre. Era una traccia
di vita, più profonda
d’ogni distanza: non potrai seguirmi
in quel nudo silenzio,
il senso della madre e della notte.
Lino Curci
(da Gli operai della terra, Rizzoli 1967)
Grazie, Antonio, per questo assaggio.
RispondiEliminaNon conosco la poesia di Curci; una buona occasione per un approccio.
Promuovere i versi di autori considerati ingiustamente minori è promuovere la Poesia.
Ancora grazie.
Grazie , quante belle tenere poesie ci inviti a leggere, grazie, grazie.
RispondiEliminaLa Terra come utero
RispondiEliminacome guscio che racchiude numinose emozioni.
Nel sacco amniotico ovattati i sentimenti.
Così m’immagino il sogno, bi_sogno
di sopravvivenza.
Lino Curci legge il “dentro”
Maria
Sei un Grande hai tutta la mia ammirazione Antonio un abbraccio grande
RispondiEliminaNon conoscevo questo poeta del novecento dall'animo tanto delicato;quindi,si attribuisce a te,caro Antonio,il merito di avercelo fatto scoprire e per questo motivo ti siamo profondamente grati.
RispondiEliminaUn abbraccio da Anna.
anche lino curci come villaroel è un grande dimenticato ho avuto il privilegio di conoscerlo .simpatico,grande cultura,umanissimo. bravo anche a lei ragone.
RispondiEliminagrande e sensibile poeta vlino curci ingiustamente dimenticato
RispondiEliminacaro ragone ho visto che ti sei occupato di lino curci valido poeta splendido e piacevolissimo uomo che conobbi da ragazzo epurtroppo prematuramente scomparso. complimenti e auguri come sempre
RispondiEliminami permetto di segnalare un poeta che faceva parte del cenacolo villaroelliano anni sessanta si chiamava marino piazzolla
RispondiEliminaGrazie, ne terrò conto
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