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22 novembre 2009

ADRIANA PASSARI (ondadigrano): UN PROGETTO PER GLI ALBERI

Sempre a proposito di alberi, vorrei aggiungere la parte finale di un’antica preghiera lituana e due poesie scritte da due ragazzini di seconda media, nella cui classe, ho fatto un lavoro da esterna, alcuni anni fa. Si tratta di un progetto approvato dal MIUR per il quale ci sarebbero anche dei fondi (pochi). Se tra i lettori ci fosse qualche insegnante interessato può contattarmi in privato ondadigrano@hotmail.it. (Se ragazzini di 11, 12 anni riescono a scrivere queste cose,si può godere dell’intima soddisfazione di non avere seminato invano…).



Non permettere che io tagli alcun albero senza una sacra necessità. Non permettere che calpesti alcun campo fiorito. Concedimi di piantare sempre alberi, perché gli dei guardano con benevolenza coloro che piantano alberi lungo le strade, in casa, nei luoghi sacri, agli incroci e presso le abitazioni.

Quando ti sposi pianta un albero nuziale. Quando un bimbo nasce, pianta un albero. Quando una persona che ami muore, pianta un albero per la sua anima.
In ogni festa, in tutte le occasioni importanti, fa
visita agli alberi.
Le preghiere sono accettate con gratitudine dagli alberi. Così sia.


(Parte finale di un'antica preghiera lituana)


L'ALBERO

Come un intermediario tra il vuoto e il pieno

Fra la terra e l’aria

L’albero si estende

Verso l’ alto e verso il basso.

Con i rami sembra quasi si afferri al sole

E più essi si innalzano nell’immateriale,

tanto più la luce sfila da ogni gemma,

foglie verdi,

dove la rugiada trova riparo.

Intanto,

le sue radici si inoltrano nel buio.

Sentono le creature passargli sopra.

Traspirano l’umidità del terreno.

Avvertono la vita.

Si nutrono della morte.

Diego Maiolatesi



ALBERO

Vorrei essere come te

Immutabile, incorruttibile la tua bellezza,

le tue braccia inaridite

a fatica sostengono il candido peso:

eppure non si piegano.

Fisso lo sguardo su di te,

mi rapisce quell’intrico di rami

disegnato sul manto ceruleo;

mi sgomenta la tua potenza.

Vorrei essere come te,

che dal cielo non distogli mai lo sguardo,

sperimenti la sofferenza, la solitudine;

non sei immune dalla malattia e dalla morte

eppure non piangi e,

abbarbicato alle tue radici,

non hai paura.

I tuoi occhi mai smettono di cercare la luce.

Pietro Paolo C.

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