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18 gennaio 2010

EDOARDO CILLARI: "QUINDI, IO ASPETTO..."

Io non serbo ricordi belli del Natale, delle feste familiari, in genere mi incupisco un po’ e non vedo l'ora che passino, anche perché a me dà assai fastidio l'aspetto smaccatamente consumistico della festa, ma spero che almeno possano lasciare il passo ad un anelito di speranza, di certo difficile da provare se appena appena guardiamo i telegiornali dei giorni feriali, (non quelli "edulcorati" delle vacanze natalizie), ma che pur sempre occorre sentire per dare un senso ai nostri giorni e per trovare, se non "la formula che mondi possa aprirti" almeno una ragione valida che dia compiutezza alla nostra storia quaggiù!
Ma ora, nella ritrovata "calma" della ferialità, posso sognare un po’ con la tua descrizione delle montagne innevate... lo so, lo so, tu, Antonio, sei uomo (e poeta!) di mare, e magari la montagna, (a differenza del grande Rigoni Stern) ti fa un pochettino meno effetto, ma... forse perché io la neve non l'ho mai vista veramente e spesso mi faccio prendere l'animo dalle cime innevate, vado sui siti dove ci sono foto della Russia, del Canada, e mi immagino come sarebbe bello poter vivere anche un paio di giorni con la neve. C'è un proverbio inglese che dice: "good things come to those who know how to wait" ovvero: "belle cose si prospettano per coloro che sanno aspettare..."quindi, io aspetto…".

1 commento:

  1. Dici cose bellissime, Edo: amarezza, rimpianto e... sogni. Significativo il proverbio inglese, e suggestiva la metafora del "quindi, io aspetto…".
    Ciao!

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