Pagine

1 giugno 2011

GIUSEPPE UNGARETTI, IL DESERTO E DOPO: VELIA, PALINURO.

Giuseppe Ungaretti ha attraversato la costa della Campania, in particolare, la zona a sud della provincia di Salerno, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, i luoghi mitici e misteriosi di una terra ricca di storia e di cultura, gli scavi di Elea, antica città della Magna Grecia, poi denominata Velia dai Romani, Paestum e Palinuro, così chiamato perché è lì che Virgilio colloca l’episodio della caduta di notte in mare del mitico nocchiero di Enea, tradito dal dio Sonno, mentre conduceva i sopravvissuti alla catastrofe di Troia verso le sponde italiane.

Giuseppe Ungaretti ne parla nella sua opera in prosa “Il Deserto e dopo”, scritta tra il 1931 e 1934. ne riporto, per motivi di spazio, solo alcuni significativi stralci.

- Dall’altura di Velia avevo guardato a sinistra  Palinuro colla meraviglia che fa sempre una pietra enorme resa aerea dalla distanza. A destra, la foce dell’Alento m’aveva rimesso in mente questa nozione incredibile: che sono i fiumi che portano il sale al mare. E da tutte le parti ero circondato da cespi di genziana.
Il Mastio di Velia ogni tanto torna ad osservarci, e sta a capo di quelle torri mozze di vedetta fatte alzare da Carlo V e che vanno sino a Reggio. Al coprifuoco la voce delle sentinelle da una torre all’altra andava a perdersi laggiù, e tornava: tutta la notte! Terra d’asilo, e terra di preda! È naturale che dove più invitante è la speranza, sia maggiore il richiamo del male, e non sorprende che questi luoghi fossero brama di razziatori, mori o biondi.
Di colpo, il mare in un punto ha un forte fremito: è un branco d’anatre marzaiole che si rimettono in viaggio. Sono arrivate sull’alba, e ora che principia l’imbrunire, volano via. Così fuggì quel dio Sonno sceso a tradire Palinuro mandandolo in malora col timone spezzato. E le onde, ora repentinamente infuriate, le muove forse il nuoto disperato del fedele nocchiere d’Enea? Piccole grotte ora ci fanno compagnia. I cavalloni penetrando in quegli occhi bui, disturbano le pietre, muovendo un rumore d’antiche ossa.
È già quasi notte, e in fila tornano in porto i pescatori d’alici. Raccogliendo le reti, una sera, a una maglia restò presa non la gola d’un pesciolino, ma un cernecchio, una testa d’Apollo… a quel pescatore parve il Battista. L’ho veduta al Museo di Salerno.
La gente, ed è appena notte, è tappata nelle sue case e, fuori, non c’è un lume. Il cielo è coperto, il mare è di piombo, e i monti lo chiudono come un mucchio di lastre dentate di vetro affumicato. Tre oscurità, e silenziose! È la notte assoluta.

Giuseppe Ungaretti
Da “Il deserto e Dopo” – Salerno, il 5 maggio 1932.

7 commenti:

  1. Ungaretti ha definito diari i suoi libri di poesia e prosa, anche se più propriamente si tratta di poesia in prosa. L'intera opera ungatrettiana è il giornale essenziale della sua vita, la "Vita di un uomo".

    RispondiElimina
  2. Attraverso la sua opera, Ungaretti ci fa scoprire tra realtà e surrealismo uno dei posti più incantevoli della penisola italiana.

    RispondiElimina
  3. Una delle caratteristiche del grande Ungaretti è quella di racchiudere in poche scarne parole, talvolta in un'immagine sola, pensieri e concetti vasti e profondi. Così come fa in questa bellissima prosa quando descrive la bellezza della nostra terra.
    Ciao!

    RispondiElimina
  4. Ungaretti, un grande che ha fatto la storia della letteratura!

    RispondiElimina
  5. Grazie per i vostri preziosi commenti...

    RispondiElimina

Se vuoi esprimere un tuo commento, lascia un messaggio possibilmente non anonimo. Grazie.