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3 luglio 2011

RAINER MARIA RILKE, POETA SENSIBILE DEL NORD, TRADOTTO DA VINCENZO ERRANTE.

Rainer Maria Rilke nacque a Praga il 4 dicembre 1875 e morì a Montreux il 29 dicembre 1926.
È considerato il maggior poeta di lingua tedesco del Novecento. Educato in Boemia, viaggiò a lungo e si spense, malato di leucemia, nel 1926 nel sanatorio svizzero di Montreux. L’inquietudine interiore e la ricerca di un approdo spirituale sono i temi della sua poesia. Rainer Maria Rilke è un poeta nordico di rara e dolce sensibilità. Nella poesia La Sera e in quella che segue, Risveglio del vento, sono evocate tutte le immagini suggestive delle terre del Nord: la foresta, gli abeti, il silenzio profondo e solenne che si distende sulle campagne ammantate di neve, il vento, la gente silenziosa nelle case, il freddo che accompagna il tramonto.



La Sera è personificata simile a una fata misteriosa, dalle guance gelide e dal passo silenzioso, lascia la foresta coperta di neve e si avvicina alle case, in ascolto. Tutti ne avvertono la presenza: i vecchi, i bimbi, le donne, e tutti sospendono ogni loro attività, presi dal fascino di quella invisibile inquietante passeggera.

La sera

Come una indefinibile fata d’ombre…
Vien da lungi la Sera, camminando
per l’abetaia tacita e nevosa.
Poi, contro tutte le finestre preme
le sue gelide guance; e, zitta, origlia.
Si fa silenzio, allora, in ogni casa.
Siedono i vecchi, meditando. I bimbi
non si attentano ancora ai loro giuochi.
Le madri stanno siccome regine.
Cade di mano alle fantesche il fuso.
La Sera ascolta, trepida, pei vetri:
tutti, all'interno, ascoltano la Sera.

Rilke dà vita ed anima al vento che nel silenzio della notte entra in un villaggio addormentato  e sfiora leggero le case che stanno pallide e mute. Nelle due poesie c’è la stessa forza espressiva e pittorica, la stessa ricchezza immaginosa e fantastica.

Risveglio del vento

  Nel colmo della notte, a volte, accade
che si risvegli, come un bimbo, il vento.
  Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
  Striscia guardingo sino alla fontana;
poi, si sofferma, tacito, in ascolto.
  Pallide stan tutte le case intorno;
tutte le querce, mute.

Rainer Maria Rilke
(traduzione di Vincenzo Errante, filologo germanista italiano, Roma, 12 febbraio 1890 – Riva del Garda, 25 agosto 1951)

8 commenti:

  1. Mi piacciono molto queste due delicate e romantiche liriche nelle quali il poeta esprime nell'una quel senso di sospensione e di trepidazione che la sera suole comunicare agli uomini e alle cose ; nell'altra,l'impressione che suscita talvolta l'improvviso destarsi del vento nella notte e quel senso di apprensione e di attesa da cui sembrano prese per esso tutte le cose.

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  2. Conosco, apprezzo, stimo e amo Rainer Maria Rilke.
    Dal momento che l'ho incontrato nelle mie letture ne sono rimasta incantata a tal punto che un suo piccolo libretto di formato ma non di contenuto occupa un posto in rilievo tra i miei libri.
    Mi riferisco al suo "LETTERE A UN GIOVANE POETA", lettere che Rilke scrive a un giovane poeta che inviandogli alcune sue liriche adolescenziali gli chiedeva consigli, direttive artistiche e spirituali.
    Rilke così risponde al giovane poeta: "Essere artisti non vuol dire contare, vuol dire crescere come l'albero che non sollecita la sua linfa, che resiste fiducioso ai grandi venti della primavera, senza temere che l'estate non possa venire..lo imparo tutti i giorni a prezzo di sofferenze che benedico: la pazienza è tutto...Un'opera d'arte è buona quando è nata da una necessità...entrate nella vostra intima solitudine..è là che troverete la risposta alla domanda 'devo creare?'. Cogliete il suono di questa risposta senza forzarne il senso. Forse ne risulterà che l'ARTE vi chiama. Allora prendete questo destino, portatelo col suo peso e la sua grandezza...perchè il creatore deve essere per se stesso tutto un universo".
    Rilke scrive bellissime parole sul senso dell'Arte: "Le opere d'Arte sono di una solitudine infinita; nulla è peggio della critica per accostarvisi. Solo l'amore può afferrarle, custodirle...

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  3. Grazie, Patrizia, per questa tua testimonianza. Leggere le Lettere significa anche imparare a vivere e a riflettere sul percorso dell’esistenza. Esse ci consentono una riflessione fiduciosa sulla vita perché “la vita ha ragione, in ogni caso”. Volendo istruire il suo giovane amico, quest’opera di Rilke è motivo di riflessione per tutti, su tutto ciò che nella vita ci può apparire confuso e inesplicabile.
    Un caro saluto.

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  4. Bravo, per tue parole e tuo stilo per comprendere quest' opera. A bientôt, Antonio!

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  5. Alla solitudine
    Solitudine mia beata e santa, così ricca sei tu, pura e immensa come un giardino che si desti all'alba. Solitudine mia beata e santa! Tieni sbarrate le tue porte d'oro. Si che attenda...
    (R.M.Rilke)

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  6. Grazie, Giulia.
    Sempre Rilke, in un’altra sua poesia, così termina:
    “… la solitudine scorre insieme ai fiumi”.
    È un grande.

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  7. La pantera
    Nel Jardin des plantes, Parigi

    Il suo sguardo, per lo scorrere continuo delle sbarre,
    è diventato così stanco, che non trattiene più nulla.
    E’ come se ci fossero mille sbarre intorno a lui,
    e dietro le mille sbarre nessun mondo.

    L’incedere morbido dei passi flessuosi e forti,
    nel girare in cerchi sempre più piccoli,
    è come la danza di una forza intorno a un centro
    in cui si erge, stordito, un gran volere.

    Soltanto a tratti si alza, muto, il velo delle pupille.
    Allora un’ immagine vi entra, si muove
    Attraverso le membra silenziose e tese
    E va a spegnersi nel cuore.

    Così Rilke sa accarezzare la mia solitudine e segnare rivoli umidi sul mo viso.
    Immenso Lui, fantastico Tu.

    Mariaconcetta

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