Dino Buzzati 1906-1972
|
Dino Buzzati è un letterato che ha saputo dare voce all'assurdo dell'esistenza, mostrare il
risvolto paradossale e inquietante del
vivere. Buzzati utilizza il coraggio della fantasia, espressa con un calibrato
pizzico d'ironia, obbligando il lettore a pensare, a riflettere sul senso della
vita in una misteriosa e opaca dimensione della realtà. Come in questo
racconto, nel quale i rimpianti toccano così in profondità il protagonista,
Ernst Kazirra, da spingerlo a maturare in un attimo l'idea di aver commesso
troppi errori. È come se fosse al termine della sua esistenza ed è chiamato a
renderne conto, a leggere il bilancio del dare e dell'avere. Egli ha improntato
la sua vita alla ricerca del successo, sacrificando ogni altro valore,
soprattutto i sentimenti. I tre giorni, che vengono descritti in una situazione
surreale e in un forte contesto di simboli,
gli consentono finalmente di comprendere com’egli li abbia vissuti trascurando
le cose sue più care, come la fidanzata, il fratello morente e il cane fedele.
La scoperta, che avviene nell’ombra della notte, è agghiacciante:
sono stati i giorni perduti.
I GIORNI PERDUTI
Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa
villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa
sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava
la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito.
Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema
periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto
scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel botro; che
era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all'uomo e gli chiese:
- Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa
c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?
Quello lo guardò e sorrise:
- Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i
giorni.
- Che giorni?
- I giorni tuoi.
- I miei giorni?
- I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li
aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora
gonfi. E adesso?
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per
la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo
Graziella la sua fidanzata che se n'andava per sempre. E lui neppure la
chiamava.
Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto
suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per
affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa
stava Duk il fedele mastino che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa.
E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello
stomaco. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un
giustiziere.
- Signore! - gridò Kazirra. - Mi ascolti. Lasci che mi porti
via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le
darò tutto quello che vuole.
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per
indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che
nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve
anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l'ombra della notte
scendeva.
Dino Buzzati
"I giorni perduti", in 180 racconti,
Milano, Mondadori.
Originale modo per condurre il lettore ad un profondo esame di coscenza !... Chissà quanti lettori ci si ritroveranno !... io si .
RispondiEliminaCome sempre Antonio non ci fai mancare nulla e ...
Grazie soprattutto della tua autorevole recensione .
La storia della Vita come un libro aperto, le nostre riflessioni e le paure di ritrovarci un giorno senza poter rimediare a qualcosa di non fatto, col rimpianto d’aver fatto morire assetato un gesto d’amore, un afflato.
RispondiEliminaIl guardarsi dentro è un po’ un rimediare a quell’angolo di noi negato.
Maria
Si volge indietro per recuperare il passato,ma non v'è consolazione.
RispondiEliminaIl rapporto tra mistero e realtà, tra elemento fantastico ed elemento verosimile, è reso ulteriormente intrigante dal fatto che Buzzati ricorre a un linguaggio
RispondiEliminamolto concreto sempre nell’ambito d'un preciso stile letterario. Anche ì dialoghi, basati sul discorso diretto, contribuiscono a creare un senso di realismo
per una vicenda che, invece, si svolge dall’inizio alla fine all’interno di un'atmosfera allucinata.
In questo racconto introspettivo si rispecchiano molte persone dotate di una certa sensibilità,le quali,ripensando al passato,avvertono sulle spalle e nel cuore il peso delle proprie colpe,nonché il rimorso di non essersi abbastanza prodigati per i loro cari.
RispondiElimina