“Anche Pier Paolo Pasolini non può sottrarsi al confronto con la passione di Gesù, anzi egli, pur avendo scoperto il vangelo quasi per caso durante un soggiorno ad Assisi, nel corso del quale voleva incontrare Papa Giovanni XXIII, ne rimane subito intimamente colpito, cercando di recuperare al suo laicismo i caratteri della religiosità.
D’altra parte, nelle opere di Pasolini, è stata sempre presente la costante d’una “scandalosa sacralità” che perviene dalle giovanili poesie casarsiane, quando, durante il periodo dell’ultima guerra, gli abitanti del paese friulano si riparavano nella locale chiesa per necessità di consolazione e di protezione.
La passione e la morte di Cristo viene traslocata sui personaggi cinematografici, come Accattone, Mamma Roma e la povera comparsa che, durante le riprese di un film, muore sulla croce per indigestione dopo essersi sfamato di ricotta, considerato il cibo della misera gente di borgata.
Forse fu proprio il racconto grottesco del film “La ricotta” che introdusse Pasolini alla realizzazione del film “Vangelo secondo Matteo”, dedicandolo “alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIII”.
Il film, scarno e limpidamente poetico, seguendo il testo sacro passo dopo passo, ambienta la figura del Cristo nel sottosviluppo del mezzogiorno d’Italia, dove il messaggio cristiano assume il carattere d’una rivelazione ai poveri e alla loro sofferenza, senza nulla perdere della intrinseca sacralità evangelica riflessa nelle beatitudini; ed è qui che la complessa e tormentata personalità di Pasolini realizza, a sua insaputa, una denuncia sociale ma dolorosamente cristiana, dove l’inconsapevole assegnazione del ruolo della Madonna alla madre Susanna, che segue, straziante, il figlio condotto al Calvario, assume la prospettiva d’una tragica personale profezia.”
Antonio Ragone (Da “La Passione degli Apostoli” Ed. Akkuaria 2008)
LA PASSIONE (III strofa)
Cristo alla pace
del Tuo supplizio
nuda rugiada
era il Tuo sangue.
Sereno poeta,
fratello ferito,
Tu ci vedevi
coi nostri corpi
splendidi in nidi
di eternità!
Poi siamo morti.
E a che ci avrebbero
brillato i pugni
e i neri chiodi,
se il Tuo perdono
non ci guardava
da un giorno eterno
di compassione?
Cristo alla pace
del Tuo supplizio
nuda rugiada
era il Tuo sangue.
Sereno poeta,
fratello ferito,
Tu ci vedevi
coi nostri corpi
splendidi in nidi
di eternità!
Poi siamo morti.
E a che ci avrebbero
brillato i pugni
e i neri chiodi,
se il Tuo perdono
non ci guardava
da un giorno eterno
di compassione?
SUPPLICA A MIA MADRE
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Credo che in questo film il messaggio evangelico abbia raggiunto vette superbe. Il Dio cristiano, l’Emanuele, il Dio con noi, sia diventato carne come riscatto degli ultimi, dei diseredati, dei lontani,degli umili e degli schiavi, non certo viatico per coloro che già hanno la vita ornata del proprio Sé e si aggrappano ad un farneticante bigotto moralismo. Sul volto di quella madre sotto la croce tutto il profondo, straziante , umano dolore di Dio.
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