25 ottobre 2015

CANTI DALL'ESILIO, EDIZIONI AKKUARIA 2015.

http://www.ibs.it/code/9788863282627/ragone-antonio/canti-dall-esilio-sono-esiliato.html



È nel circuito libri on line, quindi su IBS, Libreriauniversitaria etc… oppure sul sito di Akkuaria edizioni.

3 ottobre 2015

HO SPESSO PASSEGGIATO SULLA RIVA DEL MARE...



Ho spesso passeggiato sulla riva del mare raccogliendo ogni volta conchiglie, ramoscelli secchi, giocattoli rotti, raffigurando in quegli oggetti colà depositati dalle onde, la storia dell'umanità con i suoi dolori e le sue infrequenti gioie. Il mare, a modo suo, restituisce sempre quel che ci toglie.

Antonio Ragone

26 agosto 2015

STO QUI TRA I MONTI, ALLE RIVE DELL'ANIENE...


Sto qui tra i monti, alle rive dell’Aniene dove appena nasce e senza tregua corre a valle.
E penso: “Come questa acqua gelida che scorre, mi sento anch’io viandante in cerca di un mio mare”.
E come il mare, amo un approdo, lo amo con furia e con dolcezza.
E mentre Pascoli scalava la montagna per guadagnar la cima con la sua piccozza, non per sentir scrosci di mani che applaudono, io scendo a valle. Il viaggio è lo stesso,
faticoso, intenso e insieme placante. Da solo mi basta.
Arriverò al mare, e anch’io non cercherò scrosci di mani che applaudono.
 

Ad altri lascio questo gusto, e misero m’appare chi di questo s’appaga.

 

3 agosto 2015

DA "FANCIULLO DEL GOLFO" IN RIVERBERI VIETRESI.




“Le nuvole c’erano ad inventare il cane 
poi pecore sparse nel ceruleo ovile 
e l’orso roccioso della costa d’Amalfi. 
Aveva i tuoi occhi l’irrequieto gabbiano 
al mare già regalavi la tua breve storia”. 


Antonio Ragone

(Da “Fanciullo del golfo” in Riverberi vietresi – Ed. Akkuaria 2012)

24 luglio 2015

BOOKTRAILER DEL ROMANZO "ESCA VIVA" DI VERA AMBRA.


Ricevuto dalla mia amica scrittrice VERA AMBRA, invito con piacere i miei lettori a votare il booktrailer del suo romanzo ESCA VIVA.
Vi ringrazio.

“Ciao,
 ho il piacere di comunicare a te e ai tuoi amici che si sono aperte le votazioni al concorso della 13ma edizione di Trailer filmfest.
Il booktrailer per il mio libro "ESCA VIVA" e stato realizzato realizzato dal giovane regista catanese Giovanni Flaccomio ed è selezionato tra i 10 migliori trailer dei libri in concorso.
In questa "gara" Akkuaria è in corsa al fianco di Mondadori, Einaudi, Rizzoli, Piemme, Sperling & Kupfer, Fandango, Feltrinelli, Nobook ed Edizioni E/O.
Intanto il risultato - che è già di tutti noi - è uno dei più soddisfacenti tenuto conto degli "avversari" e della manifestazione che è una delle più importanti riservate ai trailer cinematografici.
Per questa ragione ti invito a votare il nostro booktrailer andando alla pagina, cliccando sull’immagine qui sotto”
http://trailersfilmfest.ivid.it/concorso-booktrailer-2015/

2 luglio 2015

OH DOLCI SCALINI CHE SCENDETE AL MARE.




Oh dolci scalini che scendete al mare
Tra profumi di case e di limoni
Di salsedine arsa al sole
Di gechi che si riscaldano sui muri…


17 giugno 2015

AGNESE DI VENANZIO, LE GRIDA DEL CUORE.



Le grida del cuore

Per me,
libera come l’aria
doloroso occultare
le grida del cuore
sentimenti di gioia
e di dolore…
in questa assenza
con chi sorridere !...
con chi piangere !...
Solo Tu, silenzioso te ne stai
e leggi nell’anima mia
e guardi questa vita
che se ne va.

Agnese Di Venanzio

Roma, 13 - 06 - 2015  sabato  h 19,10

Note:
Che sabato triste oggi, sembra che il tempo si sia fermato. Sono sprofondata nella solitudine, in questa giornata afosa, il cuore, grida tutto il dolore per il silenzio e l’assenza che tanto mi addolorano.   

4 giugno 2015

FORSE AL DI LÀ DELL'USCIO...

Foto web di Michele Nucciotti


Forse al di là dell’uscio,
oltre la soglia,
ancora si potrebbe costruire qualcosa di più,
di nuovo,
qualcosa di meglio
che ci farebbe più umani.

Forse.

© Antonio Ragone

2 maggio 2015

GUARDO IL MARE E CONTO TUTTI I MIEI LIMITI.


Guardo il Mare e conto tutti i miei limiti, 
i miei dubbi 
e le amiche incertezze.

Amo il mare,

sia che bonaccia o burrasca, 
al suo cospetto, 
non sono che uno sprizzo d’onda 
portato via dal vento a bagnarmi il viso.

Dalla sua spaziosa immensità 

ho appreso l’arte del confronto.

È la vittoria della mia compiuta imperfezione
laddove la perfezione non potrà esserci
se non tra i più poveri di cuore.

© Antonio Ragone

10 aprile 2015

NEI PAESI COSTIERI D’INVERNO.


D’inverno e in queste timide giornate primaverili il mare spesso tumultuoso s’infrange contro le torri saracene, per strada non c'è quasi nessuno. Ecco che finalmente i paesi della costiera si spogliano e svelano il loro fascino più nascosto. Dentro, nei locali e nei ristoranti, ci si scalda con i dolci tradizionali di quei luoghi accompagnati da un bicchierino liquoroso di limoncello.

21 marzo 2015

21 MARZO: GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA.




La Giornata Mondiale della Poesia è stata istituita dalla Conferenza Generale dell’UNESCO nel 1999 e celebrata per la prima volta il 21 marzo dell'anno seguente. La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione della Poesia, la più discreta e profonda delle Arti, un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica.

POESIA

È solo l’attimo fuggente che descrive
in quel momento un po’ d'umana storia,
la meraviglia che raccoglie il frutto
di ciò che nasce in fondo agli elementi.
   
Antonio Ragone (Da "Viaggi verso il porto - Parte I - Gabrieli International Editor 2004) 

17 marzo 2015

UN SOGNO BUONO CHE S'AVVERI.


Sarà ancora una rada a raccogliere le sparute mie illusioni?
 
Fuori da ogni sogno vorrei un sogno buono che s’avveri.


© Antonio Ragone

6 marzo 2015

UNA FINESTRA.



UNA FINESTRA

Una finestra
che s'apre al mare
un affresco d'azzurro

Laggiù
Un promontorio
Tra i vapori dell’orizzonte

E il mio veliero
Ha già sciolto gli ormeggi
Per novelle darsene

Solo questo stamane io sento
Altre parole non ho



© Antonio Ragone

2 febbraio 2015

IL POETA RESTA SOLO CON LA SUA POESIA.



Il poeta resta solo con la sua poesia

Mentre la sera scende
il poeta resta solo con la sua poesia.
È un fioco bagliore nel buio
d’un viale addormentato
d’una panchina vuota
dove chissà quanti hanno posato
la loro stanchezza.

E hanno ripreso il cammino.

Forse… la poesia…
la cosa più bella che esista,
l’unica che può salvare questa umanità alla deriva.

© Antonio Ragone

21 gennaio 2015

DINO BUZZATI: I DOLORI, I RIMPIANTI E LE DELUSIONI DEL NOSTRO TEMPO.


Dino Buzzati 1906-1972

Dino Buzzati è un letterato che ha saputo dare  voce all'assurdo dell'esistenza, mostrare il risvolto paradossale e inquietante del vivere. Buzzati utilizza il coraggio della fantasia, espressa con un calibrato pizzico d'ironia, obbligando il lettore a pensare, a riflettere sul senso della vita in una misteriosa e opaca dimensione della realtà. Come in questo racconto, nel quale i rimpianti toccano così in profondità il protagonista, Ernst Kazirra, da spingerlo a maturare in un attimo l'idea di aver commesso troppi errori. È come se fosse al termine della sua esistenza ed è chiamato a renderne conto, a leggere il bilancio del dare e dell'avere. Egli ha improntato la sua vita alla ricerca del successo, sacrificando ogni altro valore, soprattutto i sentimenti. I tre giorni, che vengono descritti in una situazione surreale e in un forte contesto di simboli,  gli consentono finalmente di comprendere com’egli li abbia vissuti trascurando le cose sue più care, come la fidanzata, il fratello morente e il cane fedele.
La scoperta, che avviene nell’ombra della notte, è agghiacciante: sono stati i giorni perduti.


I GIORNI PERDUTI

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel botro; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all'uomo e gli chiese:
- Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?
Quello lo guardò e sorrise:
- Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni.
- Che giorni?
- I giorni tuoi.
- I miei giorni?
- I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno.  C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella la sua fidanzata che se n'andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk il fedele mastino che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.
- Signore! - gridò Kazirra. - Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole.
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l'ombra della notte scendeva.

Dino Buzzati
"I giorni perduti", in 180 racconti, Milano, Mondadori. 

20 gennaio 2015

SONO UN ALBERO DI ANGIOLETTA FACCINI.




Sono un albero

Come un albero
Mi muovo al solo timido
alito di Vento
mia Linfa vitale
Sono un albero
respiro ad ogni soffio di labbra
che sulla chioma s'apre e tutto
Intorno emana l'etere nel mio essere e
colla mia cima posso
accarezzare il cielo
colla danza a volte sinuosa
porto nuove ventate sempre
mai uguali
a volte carezzevoli a volte
pungenti
Sono un albero e
dei quattro elementi mi beo
gongolando
Come femmina che in palmi adulti
giace nel piacere dell'oblio

7.1.15/af
Angioletta Faccini

8 gennaio 2015

ALFONSO GATTO, INVERNO A ROMA.

Una poesia di Alfonso Gatto esemplare dal punto di vista sia stilistico che tematico. Poeta immenso è Alfonso Gatto, nato in quella mia stessa terra dove il mare si slarga fino al punto estremo del golfo. A settentrione c’è Punta Campanella e la divina costiera, mentre nella zona meridionale il litorale della piana del Sele con i templi di Paestum. Nelle giornate terse di sole, si potrà vedere il promontorio di Capo Palinuro, la mitica località per dove passò Enea con la sua nave, e il suo nocchiero Palinuro vi trovò la morte, ingannato dal dio del sonno Morfeo.

Qui il Poeta è a Roma, nei cui pressi da anni io vivo, ed è inverno come adesso. Sintomatica è la presenza nei primi versi, di un nucleo tematico, l’inverno, il freddo inverno, opulento e grondante di pioggia. Tra esse le bambine con le labbra screpolate, nel tipico gesto, appoggiandosi sulle ginocchia, per intravedere al di là della pioggia, il luminoso rinascere del sole. Si toccano con le mani intirizzite gli umidi capelli, le bambine che chiedono solo amore e pietà, viste così tenere e pure mentre si stringono lo scialletto sulle spalle. A leggerlo fino in fondo, entrando fin dentro le parole e le immagini, Alfonso è un poeta che emoziona, fa riflettere e commuovere per la sua intensità affettiva verso ciò che vede e che con il suo cuore limpido poi descrive in versi di una raffinatezza alta e pura. È raro trovare di questi versi nella poesia italiana del novecento.


Inverno a Roma

I bambini che pensano negli occhi
hanno l' inverno, il lungo inverno. Soli
s' appoggiano ai ginocchi per vedere
dentro lo sguardo illuminarsi il sole.
Di là da sé, nel cielo, le bambine
ai fili luminosi della pioggia
si toccano i capelli, vanno sole
ridendo con le labbra screpolate.
Son passate nei secoli parole
d' amore e di pietà, ma le bambine
stringendo lo scialletto vanno sole
sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto
gocciola sugli uccelli della gronda.

Alfonso Gatto
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