Caro Antonio, rovistando nei cassetti del tempo ho ritrovato questa poesia di mio zio Mario Colasante, tuo professore di italiano, di cui abbiamo già parlato nei post precedenti. Spero ti faccia piacere. (Ho evidenziato in rosso, grassetto e corsivo, i versi che poi, i familiari diretti di zio Mario hanno fatto scrivere sulla sua lapide).
Grazie Edo, con vero piacere ricevo questa tua gradita sorpresa, una poesia molto delicata nella sostanza e ben curata nella metrica, come anticipazione del dramma in versi “Gli uomini del fiume” di Mario Colasante, che ho avuto il piacere di avere come mio insegnante e che senz’altro, grazie alla sua passione con la quale illustrava e spiegava la letteratura, in particolare incantava tutti quando spiegava la “Divina Commedia” di Dante, ha rafforzato in me l’interesse e l’amore per la letteratura. Sono andato a rivedere nelle mie vecchie foto: ne ho ritrovata una, certo un po’ sbiadita dal tempo, foto di gruppo della “gloriosa” V/c , dove con piacere e nostalgia ho rivisto le mie compagne e i miei compagni, nonché alcuni prof tra cui c’è lo scrittore Mario Colasante. (Antonio Ragone)
PATER
Andarmene così, senza un addio
sapessi, figlio, com’è stato triste:
ho pianto tante lacrime, non viste,
e la mia pena la sa solo Dio.
Io ti ho chiamato disperatamente
dal mio silenzio, per vederti ancora,
per dire a te lo strazio di quell’ora
e per lenire il pianto tuo silente.
Figlio mio, accanto a te, nella tua notte
lunga di studio, opaca di rimpianti,
era tuo padre, con negli occhi tanti
sogni, con te sognati mille volte;
era tuo padre che ti sorrideva
se sorridevi, o ti guardava mesto,
per non poterti dire manifesto
tutte le cose che il suo cuor diceva.
Il cuor diceva: “Io so come sia triste
cadere e non trovar chi ti sorregga,
non sentire una mano che ti terga
le lacrime che cadono non viste:
ma tu, diceva il cuore, tu non sai
che verrò a te passando mille porte;
o figlio, figlio, che cos’è la morte?
Non è che un sonno che non passa mai,
non è che un’onda, che non viene e va,
fissata, eterna, nell’eternità…
…….
Ma se un giorno saprò che il tuo destino
ti ha tradito e tu sei nella bufera
del dubbio, che il tuo cuore più non spera,
e tu mi chiami, che mi vuoi vicino,
io verrò a te; questa mia mano sa
sollevare la terra dal mio petto;
a Dio dirò che il figlio mio diletto
ha chiamato suo padre, e il padre va...
(Mario Colasante)
La poesia del Prof.Mario Colasante è molto profonda e commovente e denota un animo sensibilissimo.
RispondiEliminaQuesti versi esprimono l'amore che un padre riesce a manifestare verso il proprio figlio sia durante la vita,che nel momento del trapasso ed anche oltre,sempre pronto com'è,tale padre,ad essere accanto ai propri cari anche e soprattutto nel momento del bisogno.