Il piccolo arcipelago delle tre isolette de "Li Galli": Isola del Gallo Lungo, Castelluccio e La Rotonda, di fronte a Positano.
La primavera cede il passo all’estate. Siamo già nella seconda metà di giugno: il grano ha già messo la spiga e ogni notte sembra che un lembo di cielo si stenda sui campi, in un palpitare di stelle, che, piccole e vicine, danzano fra le spighe al canto degli smarriti grilli. La loro luce è color dello smeraldo finché le spighe sono verdi, diventa d’oro e di topazio via via che la spiga matura, e poi, una sera, scompare. Che è stato? È passato il mietitore e ha mietuto il grano. I grilli continuano a cantare, ma l’uomo, se vuol trovare ancora pàlpito di stelle, deve alzare gli occhi e guardare su verso il cielo. Ora il mare accoglie forse insofferente l’estate affollata d’una spiaggia infuocata da bruciare i piedi e si forma una strana simbiosi con gli uomini che sul mare invernale, disordinato e indomabile, hanno lavorato per sopravvivere. In questa mia poesia che vi propongo ho cercato di rappresentare questa stagione come una furia distruggitrice che con la sua luce abbagliante dilata l’orizzonte, impedisce di vedere gli spazi nei loro giusti confini; implacabile, rende la terra arida e nuda con le ondate di calore del suo sole.
INGANNEVOLE ESTATE
Ancora…eccoti, Estate, fiammeggiante, densa
di lusinghe, e d’ingannevoli richiami, nuda.
Ancora, ancora mi ritrovi qui, da quando?
In me sei meno palpabile dell’inverno,
tu non hai l’intimità dei pensieri chiusi
nell’ombra, quando presto si va contro la sera
(oh rifugio e ricovero e tregua, segreto ripostiglio
d’un fiume senza sosta tumultuoso, in piena).
Tu che imbrogli pure le mie carte ancora
da giocare, e col sudore ogni serena armonia
del mio corpo infrangi - dove ogni impossibile
desiderio s’affoga a rincorrere l’inverno -
di te rammento le fumanti giornate della spiaggia,
dove il mare non c’è, non c’è mai stato,
e d’agosto le notti – serbo memoria – passate
al largo, coperto come d’inverno!
Ancora…eccoti, Estate, fiammeggiante, densa
di lusinghe, e d’ingannevoli richiami, nuda.
Ancora, ancora mi ritrovi qui, da quando?
In me sei meno palpabile dell’inverno,
tu non hai l’intimità dei pensieri chiusi
nell’ombra, quando presto si va contro la sera
(oh rifugio e ricovero e tregua, segreto ripostiglio
d’un fiume senza sosta tumultuoso, in piena).
Tu che imbrogli pure le mie carte ancora
da giocare, e col sudore ogni serena armonia
del mio corpo infrangi - dove ogni impossibile
desiderio s’affoga a rincorrere l’inverno -
di te rammento le fumanti giornate della spiaggia,
dove il mare non c’è, non c’è mai stato,
e d’agosto le notti – serbo memoria – passate
al largo, coperto come d’inverno!
Antonio Ragone
(da "L'isola nascosta" Edizioni Akkuaria 2007)
Che bei posti, il mare, la costa e queste isolette splendide. Vivo a Milano ma sona nata a Maiori. Vedere e parlare della nostra terra mi commuove.
RispondiEliminaLa tua poesia è veramente bella, prima di Natale scorso mi trovavo giù, dalle nostre parti, e il tuo nome mi ricordava qualcosa: infatti, avevo letto della tua manifestazione a Vietri sui giornali e visto il manifesto.
Visiterò spesso questo sito, ciao.
Grazie, Antonietta, sei molta cara e gentile.
RispondiEliminaBella la poesia. Bello il testo e la canzone di Sergio Endrigo.
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