Rimanendo nel tema marino mi piace qui collocare la mia traduzione (in questo caso, più esatto dire rielaborazione) della poesia "L'albatros", tratto da "Les fleurs du mal" del poeta simbolista francese Charles Baudelaire. Ho voluto solo rispettare la struttura della poesia, mantenendo la rima alternata presente nell'originale in francese.
Accade talora che i marinai, per gioco, catturino grandi uccelli marini, gli albatri. Ma questi re del cielo, così belli quando distendono le ali smisurate nel libero volo, diventano goffi e timidi appena sono posati sulla tolda della nave. Il poeta somiglia ad essi, perché egli sulla terra si sente quasi in esilio giacché non viene raccolta l'altitudine della sua arte, ovvero della poesia. (vedere anche qui)
L’ALBATRO
Sovente, per vile trastullo, gli uomini d’equipaggio
spezzano il libero volo dell’albatro, solenne uccello del Mare,
mentre segue, indolente compagno di viaggio,
il vascello che naviga sopra le profondità amare.
Ma, ecco, l’hanno soggiogato sulle penose palanche,
questo Re dell’azzurro, ora goffo e gli occhi dimessi,
che lascia misero le grandi ali bianche
trascinare come inservibili remi accanto ad essi.
Questo viaggiatore alato, com’è confuso da se stesso espulso!
Così bello innanzi, ora è grottesco e solo!
Chi con la pipa stuzzica il becco al pellegrino avulso,
chi, zoppicando, mima lo stroncato suo splendido volo.
Il Poeta è questo principe dei Nembi Eterni
che vive la tempesta e se la ride dell’arciere;
esule sulla terra in mezzo agli scherni,
le ali di gigante gli impediscono d’incedere.
Sovente, per vile trastullo, gli uomini d’equipaggio
spezzano il libero volo dell’albatro, solenne uccello del Mare,
mentre segue, indolente compagno di viaggio,
il vascello che naviga sopra le profondità amare.
Ma, ecco, l’hanno soggiogato sulle penose palanche,
questo Re dell’azzurro, ora goffo e gli occhi dimessi,
che lascia misero le grandi ali bianche
trascinare come inservibili remi accanto ad essi.
Questo viaggiatore alato, com’è confuso da se stesso espulso!
Così bello innanzi, ora è grottesco e solo!
Chi con la pipa stuzzica il becco al pellegrino avulso,
chi, zoppicando, mima lo stroncato suo splendido volo.
Il Poeta è questo principe dei Nembi Eterni
che vive la tempesta e se la ride dell’arciere;
esule sulla terra in mezzo agli scherni,
le ali di gigante gli impediscono d’incedere.
(da Charles Baudelaire : “Les fleurs du mal”)
(da "L'isola nascosta" di Antonio Ragone, Ed. Akkuaria 2007)
In una società che ha come valori fondamentali l'utile, l'interesse, la produttività, il senso pratico, e che trasforma anche l'opera d'arte in merce, l'artista, teso verso valori ideali e spirituali, appare diverso, inadatto alla vita comune soprattutto in questa società post-modernista, consumistica ed edonistica. Baudelaire sceglie "l'albatros " per simboleggiare questa condizione, come il grande uccello marino infatti, il poeta si eleva ai livelli più alti della percezione e della sensibilità ma una volta sulla terra ferma non riesce a muoversi proprio a causa delle sue capacità, paragonate alle ali dell'albatros. La causa della sofferenza del poeta è un' angoscia esistenziale profonda e disperata che lo proietta in uno stato di perenne disagio.
RispondiEliminaOttima la rielaborazione di Antonio Ragone
Caro Giuseppe, troppo buono, grazie per i tuoi apprezzamenti nei miei confronti...
RispondiEliminaottima la tua analisi poetica.
Alla prossima. Ciao
Bellissima rielaborazione, Antonio! Senza nulla togliere al grande Baudelaire, oso e dico che la tua versione è più musicale (chi mi vuol dare della blasfema, lo faccia pure).
RispondiEliminaNon c'ero prima, così arrivo con un anno di ritardo....
RispondiEliminaMi piacciono le rielaborazioni di Antonio e quindi, questa (mi piace molto Baudelaire per la sua complessità) ancor di più.
Antonio descrive così bene la condizione del poeta ed il suo disagio nel quotidiano (la terraferma) proprio a causa della sua forte sensibilità e spiritualità.
Spero di non dar impressione sbagliata.
Ancora grazie Antonio d'aver parlato di questo profondo e particolare poeta.
Grazie, Angioletta, grazie...
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