LUOGO DEDICATO ALLA CULTURA LETTERATURA POESIA E AI GRANDI POETI DEL NOVECENTO
27 marzo 2013
21 marzo 2013
AGNESE DI VENANZIO: GIOIA INTORNO A ME.
Ciao Antonio, mi ricordo quel lontano 21 marzo 1995, quando scrissi le impressioni di quell’attimo; mi trovavo nel giardinetto della nostra scuola Infermieri Professionali, durante la ricreazione degli studenti del mio corso (all’interno del Policlinico) assorta nei miei pensieri malinconici di quel tempo, ad occhi chiusi ho lasciato che il sole caldo penetrasse le palpebre e fu subito gioia intorno a me.
La poesia che guarisce !.....
Un abbraccio e buona primavera .
son gli occhi miei
di verdi prati
e siepi fiorite,
immagini calde, solari
vengono a scaldare il cuore.
© Agnese Di Venanzio
18 marzo 2013
UNA PASSEGGIATA TRA I MIEI PENSIERI.
La Poesia è ricerca, è scardinare le certezze, è intromettersi nei meandri più nascosti dell’essenza, è partecipazione all’universalità delle cose, la Poesia è soprattutto un segreto carpito e svelato al mondo con l’inquietudine di non sentirsi in grado di spiegarlo fino in fondo. Resta sempre quella sensazione, che Ungaretti chiama “inesprimibile nulla” che spinge ancora l’animo del poeta a non smettere mai di cercare, perché sa, e perché riesce a vedere oltre per risolvere il “quid” che altri, abbagliati dal nulla, non riescono nemmeno a percepire. È un continuo rincorrersi, come solo si può rincorrere senza stancarsi mai, l’amante. Perché la Poesia è la più appagante delle amanti.
La nostra vita è Ombra, abbiamo bisogno di Luce che ci indichi il percorso sempre imprevedibile e doloroso. C’è bisogno del senso del vento che ci passa tra i capelli e ci sconvolge senza farci male. Sì, può essere la nostra bussola naturale che ci guidi verso nuovi lidi più puliti che ancora non siamo riusciti a sporcare. La nostra bussola è solo "impazzita", come quella di Montale che non sa più indicarci quale sia la via da seguire, e seppur ci affidiamo al calcolo dei dadi, questo "più non torna".
E mi sento perduto quando guardo il mare e ad esso accosto questa inconsistenza dell'uomo incapace di regolare almeno un poco i ritmi sociali del tempo. L'umanità si sta imprigionando in un mondo ambiguo, insolvente in ogni contesto, l'evidente segno d'un atroce fallimento, lasciando solo aleatorie opzioni di sopravvivenza. Sì, ascolto questo canto simile a lamento del mare quando s'infrange onda dopo onda. E vado via con il capo chino.
9 marzo 2013
UNA LETTERA DELLA SCRITTRICE TITTI DI VITO.
Ho ricevuto questa gradita mail dalla Signora Titti Di Vito che ho trovato molto interessante per i contenuti e per la sensibilità che da essa traspira. Avevo piacere di renderla pubblica. Le ho chiesto il permesso di pubblicarla.
Gentile Antonio,
Le scrivo anzitutto per farle i miei complimenti.
Ho scoperto oggi la sua poesia e mi ha lasciata senza parole. È il silenzio che provoca lo spettacolo del mare, quando con la sua onnipotenza ti zittisce e ti secca la gola.
Le sue poesie sono il mare.
E sono grata ad internet per avermi dato la possibilità di incontrarlo, muto e allo stesso tempo assordante, avvolgente e impetuoso, in una grigia giornata milanese.
Sono un'amante della lettura e della scrittura, che pratico, la prima, con seria e quotidiana passione, grazie ai tanti viaggi da pendolare, la seconda, con ingenua ossessione, nel tentativo di arginare i pensieri.
Sono di Avellino, ma i miei genitori si sono trasferiti in provincia di Varese quando ero molto piccola. Ho trascorso le mie estati di bambina nella casa dei nonni, sulle colline dell'Irpinia, ma, ahimè, non sono mai stata in Costiera.
Tuttavia il richiamo della Terra, delle origini, è sempre stato intenso e viscerale, dando vita chiaramente a molti di quei pensieri che vedono la luce attraverso la penna.
Sto scrivendo un racconto, il cui protagonista è un giovane vietrese, Saverio, finito per caso in una piccola città del nord, sulle rive di un lago.
Ho lanciato una ricerca in internet su Vietri ed è apparso il suo blog.
Nulla accade per caso, è il mio mantra, per questo ho trovato l'audacia (la sfrontatezza...) per scriverle.
E dirle, semplicemente, grazie.
Un caro saluto.
Titti
4 marzo 2013
I SENTIERI COSTIERI DEL MIO MARE.
Da bambino m’era così felice scendere per gli irti sentieri
della costa per raggiungere il mare, e poi in quel momento sentirlo a me così
vicino, così immenso per apparirmi vero, così solo mio da respirarne tutto il
suo acre sapore di salsedine. Avevo raggiunto la mia meta. Ma avevo le braccia
e le gambe che grondavano sangue, perché nella corsa veloce mi ferivo al furore
spinoso dei fichidindia. Sentivo dolore, ma non piangevo, avevo raggiunto il mare.
Forse già in me vi era la compresenza della vita e della morte e già maturava
l’estrema sintesi d’un percorso fatto di continue salite che a volte rende la
vita pesante come pietra, un continuo scavare nelle sue ragioni per
comprenderne il senso, per poi inevitabilmente approdare alla finale soluzione
ungarettiana che la morte / si sconta / vivendo. Ho visto scorrere
veloci, senza pietà, fiumi che sbattendo contro sassi e robusti alberi, alfine
s’immettono nel mare come in un tanto desiderato amplesso d’amore.
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