Per i poeti nati in riva al mare, il mare se lo portano dentro tutta la vita, simbiosi e mimesi delle proprie poesie. Quando si nasce poeta, molti sono i sentimenti, che, poi, inevitabilmente crescono con lui, diventano visibili e percettibili, trasformandosi in un grappolo di sensazioni che gli terranno sempre compagnia, come l’amore, la vita, la morte.
Per me che sono nato poeta, inconsapevole marinaio per privilegio di origini marine, il mare rappresenta la grande misteriosa metafora della vita, una mistura d’inquietudine e fascino, mare alfine placato, mare sofferente e disturbato, mare che infonde pace e turbamento, mare di vita e morte. La vita è un passaggio costiero che s’apre, forse, all’elemento arcano e si slarga nell’azzurro golfo, sino all’estremo irraggiungibile orizzonte. Spesso i poeti prendono come riferimento gli elementi naturali per rappresentare i propri progetti e sensazioni, come è avvenuto con le analogie di Ungaretti e con il correlativo oggettivo di Montale. Qui, il mare rappresenta l'essenza della vita, giacché racchiude in sé tutti gli umani sentimenti. E così, il mare è spesso per me riferimento del viaggio della vita che a volte affascina e a volte trasfonde timore fino a far male; io sono nato sul mare, da quella mia lontana casa lo vedevo minaccioso o calmo, ma sempre in simbiosi col mio animo. Da sempre con lui misuro il mio tempo in una costante e sofferta ricerca d’una esplicazione del rapporto tra il poeta e il mare. Solo la Poesia può risolvere codesto mistero, giacché la Poesia è l’unico mezzo dato all’uomo per aprirsi, per dire tutto quello che altrimenti non si direbbe mai. Il mare può essere un luogo che conserva le nostre memorie, metafora della vita vissuta e di quella da vivere. Sì, io sono nato sul mare e mi sono dato al mare, l'ho vissuto e navigato anche di notte, a volte qualche burrasca mi sorprendeva al largo. Ma ho veduto anche tante albe serene con le barche che tornavano a riva dopo la notturna pesca, cariche di uomini e pesci, accompagnate dal grido dei gabbiani appoggiati sui pali dei mitili. Ora ne sono lontano, ma cerco sempre l’occasione di ritornarci, in modo da rivedermi e ritrovarmi in quei miei luoghi nativi della costa amalfitana.
Vi propongo questa mia poesia composta all'alba del 22 luglio scorso. Forse crescendo si diventa ancor più pessimisti... o realisti.
Per me che sono nato poeta, inconsapevole marinaio per privilegio di origini marine, il mare rappresenta la grande misteriosa metafora della vita, una mistura d’inquietudine e fascino, mare alfine placato, mare sofferente e disturbato, mare che infonde pace e turbamento, mare di vita e morte. La vita è un passaggio costiero che s’apre, forse, all’elemento arcano e si slarga nell’azzurro golfo, sino all’estremo irraggiungibile orizzonte. Spesso i poeti prendono come riferimento gli elementi naturali per rappresentare i propri progetti e sensazioni, come è avvenuto con le analogie di Ungaretti e con il correlativo oggettivo di Montale. Qui, il mare rappresenta l'essenza della vita, giacché racchiude in sé tutti gli umani sentimenti. E così, il mare è spesso per me riferimento del viaggio della vita che a volte affascina e a volte trasfonde timore fino a far male; io sono nato sul mare, da quella mia lontana casa lo vedevo minaccioso o calmo, ma sempre in simbiosi col mio animo. Da sempre con lui misuro il mio tempo in una costante e sofferta ricerca d’una esplicazione del rapporto tra il poeta e il mare. Solo la Poesia può risolvere codesto mistero, giacché la Poesia è l’unico mezzo dato all’uomo per aprirsi, per dire tutto quello che altrimenti non si direbbe mai. Il mare può essere un luogo che conserva le nostre memorie, metafora della vita vissuta e di quella da vivere. Sì, io sono nato sul mare e mi sono dato al mare, l'ho vissuto e navigato anche di notte, a volte qualche burrasca mi sorprendeva al largo. Ma ho veduto anche tante albe serene con le barche che tornavano a riva dopo la notturna pesca, cariche di uomini e pesci, accompagnate dal grido dei gabbiani appoggiati sui pali dei mitili. Ora ne sono lontano, ma cerco sempre l’occasione di ritornarci, in modo da rivedermi e ritrovarmi in quei miei luoghi nativi della costa amalfitana.
Vi propongo questa mia poesia composta all'alba del 22 luglio scorso. Forse crescendo si diventa ancor più pessimisti... o realisti.
E se sussurra il mare
E se sussurra il mare
Solo il mio mare
Ci sarà odore di sale
Per i miei giorni altrove
Mangerò aria d’amore
Gustandone il sapore
Curerò vecchie ferite
Incancrenite
Dalla somma degli anni
Sempre inondati
Da burrascosi eventi
Di piogge e venti
Brezze di mare
Brezze di terra
Asciugheranno
Il mio stanco corpo
Per sempre
© Antonio Ragone