Questa poesia di Eugenio Montale, inserita nella raccolta Ossi di seppia, uscita attorno agli anni venti, rappresenta la più drammatica testimonianza della crisi morale e spirituale dell’uomo moderno, in un mondo che appare sempre sul punto di frantumarsi e dissolversi. Il male di vivere di Montale è piuttosto il tentativo di evidenziare il malessere, l’impotenza dell’intellettuale e della cultura che sa di aver perso i propri punti di riferimento storico, sociale e morale. Per cui il male di vivere è anche l’incapacità dell’uomo di comunicare, è isolamento, incrinatura, è vita strozzata, in quanto c’impedisce di avere delle certezze, di comprendere la realtà e persino noi stessi. Di qui il senso d’impotenza, d’esperienza del nulla, la percezione di vivere in una realtà di negatività e insensibilità, che si ritrovano in una serie di correlativi oggettivi raccapriccianti: il rivo strozzato che gorgoglia, l’incartocciarsi della foglia riarsa, il cavallo stramazzato, la statua della sonnolenza, la nuvola, il falco. C’è come l’attesa d’un prodigio che si rivela prontamente un totale fallimento, per cui allora all’uomo non resta che la divina indifferenza, che non è cinismo, è altresì universale intransigenza morale e intellettuale che non trova riscontro nemmeno nella condivisione dell’arte e della cultura, nella poesia in particolare, dove il protagonismo e l’egoismo rappresentano il montaliano anello che non tiene. Non rimane che la consapevole accettazione della propria condizione di afflizione e di apparente sconfitta, descrivendo la negatività del mondo, come tuttora avviene, almeno e anche per me, che cerco di convertire tutte queste sensazioni nei versi che, proprio in questi ultimi giorni d’ingannevole estate, grondano inquietudine e smarrimento, condividendo umilmente con il grande Montale l'identico paesaggio marino: la costa ligure per Montale e la costa amalfitana.
Spesso il male di vivere ho incontrato
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Eugenio Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Eugenio Montale