Un mio testo del 2000 "Settembre autunno precoce", declamabile possibilmente al tempo di nenia, per descrivere il sole che si prepara a dormire. Quasi una fantasia fanciullesca, ma la poesia cos'é se non un essere anche fanciulli?....
Un caro affettuoso abbraccio in attesa che l'autunno ci dipinga i boschi, gli alberi delle città e la natura tutta.
Agnese.
Settembre!... autunno precoce
(a ritmo di nenia)
Sento precoce
il sole che stanco sbadiglia
un soffio di vento, ozioso bisbiglia,
forse desidera il sonno invernale?...
forse è già stanco? …
forse sta male?...
Ma é più di sei mesi, nel cielo che brilla…
da tempo lui sogna una piccola culla,
di nuvole bianche,
come capelli di nonne stanche;
Sento precoce
il sole che stanco sbadiglia
un soffio di vento ozioso bisbiglia;
Presto è l’autunno
si va a riposare
al caldo fuoco potrai riscaldare!...
© Agnese Di Venanzio
15 – 09 – 2000
LUOGO DEDICATO ALLA CULTURA LETTERATURA POESIA E AI GRANDI POETI DEL NOVECENTO
31 agosto 2013
24 agosto 2013
COMMENTO ALLA POESIA “IO TI CHIESI” DI HERMANN HESSE.
Kirche Carona di Hermann Hesse Aquarell 30.07.1923 |
Hermann Hesse nacque a Calw, in Germania il 2 luglio 1877 e morì a Montagnola, in Svizzera, il 9 agosto 1962.
È stato multiforme artista: scrittore, poeta, pittore.
Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1946.
Vastissima è la sua produzione, in versi e in prosa.
Questa poesia è tratta dalla raccolta Poesie Romantiche del 1920.
È stato multiforme artista: scrittore, poeta, pittore.
Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1946.
Vastissima è la sua produzione, in versi e in prosa.
Questa poesia è tratta dalla raccolta Poesie Romantiche del 1920.
Tra la mia pittura e la mia poesia non c'è discrepanza, cerco sempre la verità poetica. (Hermann Hesse - 1920)
Nella semplicità dei gesti più comuni sono racchiuse le
meraviglie che ancora possono far sussultare il cuore. No, che gli uomini non
cerchino sofisticate vie, effimere e apparenti bellezze, perché lì altro non
possono trovarci che sterilità e aridità. Sono le cose più vicine a noi che
purtroppo sono diventate le più lontane. Riappropriamoci di esse, sono dentro
di noi, nel profondo di noi. Come mi giunge attuale questa breve e intensa
lirica di Hesse. Protagonista è un gesto semplice, lo sguardo, che apre il
mondo infinito e indefinito dell’amore, fino a diventarne complesso, come in
effetti ampio e misterioso è il sentimento dell’Amore. È nella complessità che
ritroviamo la semplicità e quindi qualche varco che ci sveli una meraviglia
senza che sia necessario proferire stupide e banali parole. È “solo” lo sguardo.
Stupendo l’incipit “Io ti chiesi”: inizia così un dialogo chissà già da quanto tempo maturato
nell’animo del poeta per esprimere la triste bellezza d’uno sguardo amante.
(Antonio Ragone)
IO TI CHIESI
Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.
Hermann Hesse
(da Poesie Romantiche, 1920)
(Traduzione di Brunamaria Dal Lago Veneri)
IO TI CHIESI
Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.
Hermann Hesse
(da Poesie Romantiche, 1920)
(Traduzione di Brunamaria Dal Lago Veneri)
22 agosto 2013
AGNESE DI VENANZIO, COME UNA NINFEA.
Come una ninfea
Tu figlia mia,
come fiore d’acqua
acqua, segno di fecondità
che apri la tua corolla
e ti lasci cullare
baciata dal sole
nell’andare della vita!...
Non chiudere la tua corolla
Alla “ Parola “
che Dio ti sussurra.
© Agnese Di Venanzio
8 agosto 2013
LUNA D’AUTUNNO, DI FÁTIMA ROCÍO PERALTA GARCÍA.
I Edizione Gennaio 2013
PREFAZIONE
LUNA D’AUTUNNO
(raccolta di poesie di Fátima Rocío
Peralta García)
di Antonio
Ragone
Già fin dal titolo “Luna d’autunno”, s’intuisce l’atmosfera che si
respira tra i versi della giovane poetessa peruviana Fátima Rocío Peralta
García.
La luna, lì sospesa proprio in mezzo all’universo del mistero umano,
sempre così tanto amata e cantata dai poeti, e da questi sempre vista come
interlocutrice privilegiata, rappresenta la meta agognata e mai raggiunta, il
desiderio più alto e più lontano ove trovare risposte alle tante domande
disattese, e allo stesso tempo è rifugio delle inquietudini dell’animo umano.
Bisogna alzar lo sguardo verso l’alto per mirar la luna, e già questo è segno
d’una affannosa ricerca di sublimazione d’una realtà terrena nei cui meandri il
pensiero si smarrisce e s’inquieta.
L’autunno è la stagione che segue alle follie dell’estate,
può essere un momento di pausa per la riflessione (continua a leggere…)
“Sul lago della luna d’autunno
al tramonto dell’alba”
Boschi di silenzio
Si fonde la mia voce
tra immagini e suoni,
quale mito immortale
sulla linea melodica del bel canto.
O solitudine mia!
Si scopre sul palco del vento.
Illusioni
nella distanza del tempo
attraversano
boschi di silenzio.
Pelle di rosa
Profumo di un sospiro
al passo di un cammino,
pelle di rosa
frammento di un amore.
Preghiera di rugiada
spina di un addio,
nell’esilio della notte
portata dal vento.
Lacrima
Mirra d’argento
riposa sul mio velo,
affresco di Nardo
diletto.
Diluvio
Sul bilico dell’alito
al di là della verità,
labirinto nudo
senza dignità.
Lacrime del cielo
alleanza nuova.
Ramo d’olivo
sulle morte foglie.
Ferma il respiro.
Esodo
Forestiero
nelle acque del Nilo
stella deserta
nel frastuono del mondo.
Pagine di fuoco
manna del deserto
acque e palme
vigna d’incenso.
Fátima Rocío
Peralta García
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