David Maria Turoldo nacque a Coderno, frazione di Sedegliano, in provincia di Udine, il 22 novembre 1916, e morì Milano il 6 febbraio 1992. Il suo vero nome fu Giuseppe, nono di dieci fratelli d’una famiglia contadina, umile e molto religiosa. Assunse il nome David Maria quando negli anni trenta entrò nell’ordine dei frati dei Servi di Maria. Fu uomo di forte spiritualità e di impegno civile verso il prossimo. Negli ultimi anni di vita, malato di cancro, che egli, con chiaro riferimento biblico, chiamava il “Drago”, visse a Sotto il Monte, il paese di Papa Giovanni XXIII. I suoi funerali furono officiati a Milano dal cardinale Carlo Maria Martini. Un secondo rito funebre venne celebrato nella sua Casa a Fontanella di Sotto il Monte, dov’è sepolto nel piccolo cimitero. Il 2 febbraio 1992, al termine della sua ultima messa domenicale, si era congedato dai fedeli con la frase: «la vita non finisce mai!».
L’enigma e la necessità della poesia, questo il pensiero prevalente dell’azione poetica di David Maria Turoldo. La sua presenza nella poesia contemporanea assume notevole importanza particolarmente oggi, in un momento che la poesia risulta praticamente emarginata, e la parola poetica s’è fatta sempre più sotterranea, quasi inascoltabile, stordita e distrutta dal frastuono d’un mondo che sembra nutrirsi solo di rumori. La formazione poetica di padre Turoldo ha origini prevalentemente bibliche, continuamente impegnata in un confronto con la Bibbia , un richiamarsi ad essa, ai suoi temi, ai suoi valori e ai suoi personaggi in un persistente colloquio mistico con Dio, come fecero gli antichi profeti, con evidenti riferimenti soprattutto verso Isaia e Geremia.
PER IL MATTINO DI PASQUA
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più nemmeno alle mie lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell’usignolo,
quell’usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all’alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all’alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: «pace!»
e poi cospargerò la terra
d’acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell’universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell’altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
E non piangerò più
non piangerò più inutilmente;
dirò solo: avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso
poi non dirò più niente.
David Maria Turoldo (Da “ Per il mattino di Pasqua”)