Il significato profondo di questa lirica va molto al di là delle parole. Osservare tutti i verbi all’infinito: meriggiare, ascoltare, spiare, osservare, sentire. Non hanno tempo, e danno un’impressione pesante, di qualcosa d’indefinito. E pesante è tutto il tono della poesia: c’è il sole, ma troppo sole, c’è fremito di vita, ma faticosa, c’è mare, ma solo a sprazzi lucenti che hanno durezza di squame, e l’anima del poeta, tesa ad ascoltare le voci profonde della natura, ne è come sopraffatta. E c’è quel muro infuocato, irto di cime aguzze e taglienti. L’anima vorrebbe andare al di là, in una sete d’infinito, di liberazione, ma non può. Abbagliata dalla luce, immersa nella sua vita faticosa essa resta al di qua con la sua ansia, con la sua inquietudine, chiusa entro i limiti dei suoi confini. Il poeta sente che la vita è come un andare lungo questo muro, intorno al quale si affaticano gli esseri viventi e freme la natura col suo potente respiro, ma che l’uomo non può oltrepassare. La lirica è tutta una metafora, gli oggetti si caricano d’emblematiche intuizioni del poeta, dove le rosse formiche rappresentano il correlativo oggettivo della paradossale e desolata situazione umana; il loro instancabile e allo stesso tempo caotico e insensato lavoro in condizioni così ostili si traduce nel monotono affanno quotidiano degli uomini che, camminando nella luce abbagliante e infuocata del meriggio, sentono con meraviglia e tristezza che la vita è come girovagare lungo un muro irto di cocci di bottiglie impossibile da scavalcare.
Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Eugenio Montale
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Sì,in questa splendida lirica il Poeta,nel camminare idealmente lungo un muro di cinta,si persuade che la vita umana con il suo incessante travaglio non costituisce altro che un lento procedere verso l'insormontabile conseguimento della felicità.
RispondiEliminaNoi ci illudevamo di pervenire a questo stato di beatitudine da giovani,quando eravamo ancora inesperti e fiduciosi nel futuro,mentre ora,invece,nell'età matura,a causa di tanti torti subìti durante il corso degli anni, ci rendiamo conto che il raggiungimento della felicità è prettamente utopistico.
Grazie: commento molto suggestivo
RispondiEliminaCi sono esperienze dei fanciulli che, negandosi il riposo nelle ore più calde, seguono assorti il muoversi delle formiche, le voci delle cicale e degli uccelli, la visione di un paesaggio, il mare. Ma ciò che stupisce è la triste conclusione, espressione di un intimo travaglio; cioè la vita a un continuo faticoso andare lungo una muraglia con cocci taglienti, nell'anelito di superarla per vedere cosa ci sia di là. È un'amara osservazione dell’uomo-poeta che si sente vinto ineluttabilmente dagli ostacoli della vita.
RispondiEliminaDissolto il velo con le tue riflessioni. A me adesso l'incanto. Grazie mio immenso amico ***
RispondiEliminama non si potrebbe spiegare la poesia con un lessico colloquiale!
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